Alcuni sono presi, talvolta, da una voglia di partire che Melville racconta come pochi nelle prime pagine del suo capolavoro, “Moby Dick“, in quei frammenti ci sono gli uomini che sostano sui moli dei porti a guardare i grandi carghi salpare, ci sono i marinai che si staccano dalla terraferma per prendere la via d’acqua assecondando un sentimento vagabondo.
Quando si prova un tale sentimento d’amore per l’ignoto che la vita slarga intorno a perdita d’occhio e non si sa quale strada scegliere, quale degli innumerevoli viaggi intraprendere o, più banalmente, quando non si può partire, si può provare un piacere smisurato e poetico visitando il Museo Ferroviario della Puglia che a Lecce si lascia vivere da chi sa viaggiare interiormente.
Nato per opera di un gruppo di appassionati di ferrovie reali e in miniatura, questo luogo che rappresenta il cuore di tutte le stazioni ferroviarie e di tutte le destinazioni Impossibili, è una poesia allestita nei grandi padiglioni che fanno da ventre amniotico per le locomotive, le carrozze e i cimeli delle Ferrovie dello Stato e della Manifattura Tabacchi di Lecce. Carrozze di ogni epoca, plastici e diorami, fanno di questo luogo un varco magico.
Le suggestioni innescate dalle ambientazioni d’epoca, riportano il visitatore in quei tempi in cui il trasporto avveniva quasi esclusivamente per via ferroviaria. In pieno inverno, finiti i fasti di Carnevale, si sta come le ombre degli uomini che guardano il mare dal porto nelle pagine di quel romanzo che forse più di tutto racconta questo intimo desiderio di sconfinamento. Allora, forse, dinanzi a una vecchia locomotiva dal cuore che erutta ancora vapore, può succedere che una domenica di febbraio si trasfiguri e si faccia ampissima, si faccia metafora di viaggio. Un andare che non riguarda lo spostamento nello spazio orizzontale, ma più che altro un viaggio nel tempo verticale che ci rende esseri visionari e avventurieri, sognatori e inventori di meraviglie.
















