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Ecco la terra dei trulli gemelli

 
Omar Dimonopoli

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Omar Dimonopoli

Ecco la terra dei trulli gemelli

Torricella, ipaese meno popoloso delle Terre del Primitivo, dove prospera il vitigno omonimo e nascono vini sopraffini, trova le sue radici più antiche non nell’agglomerato principale, ma nella limitrofa Monacizzo

Domenica 02 Ottobre 2022, 11:31

Torricella è un paradosso fatto paese poiché la sua unicità è bina. Diffuse e molteplici, le suggestioni offerte a chi capiti di visitarla sono tutte fondate su una doppia partizione, a cominciare dall’esistenza dei due borghi che la compongono: da una parte l’abitato maggiore, dall’altro la frazione.

Il paese meno popoloso delle Terre del Primitivo, dove prospera il vitigno omonimo e nascono vini sopraffini, trova le sue radici più antiche non nell’agglomerato principale, ma nella limitrofa Monacizzo: trecento abitanti circa e una narrazione che l’archeologia fa risalire ai Greci e poi ai Romani. Il microscopico borgo si formò, di fatto, nel X° secolo, con il nome di Neapolis ovvero la città nuova medievale, insediata dai monaci bizantini.

Monacorum Hospitium (da cui Monacizzo) la chiamarono i Normanni, per via dell’esistenza di un monastero basiliano, costruito sui resti di un tempio magno-greco dedicato ad Atena. Poi da lì, come dal mare e dal vicino casale di Termiteto, le popolazioni ripiegarono all’interno, per fuggire dalle incursioni saracene. Nacque così, nell’XI sec., il secondo borgo, quello di Torricella, oggi diventato il maggiore della coppia. E fu edificata una torre, che nei secoli lasciò il posto a un castello. Poi sorsero incantevoli chiese e masserie fortificate. Si estesero rigogliosi uliveti, vigneti, ficheti, campi di frumento. E abbacinanti trulli decorarono il paesaggio rurale. Torricella, però, in più di mille anni non ha mai allentato il suo legame con il borgo originario. Alla stessa maniera, Monacizzo ha mantenuto intatto il protettivo sguardo materno sul centro più giovane. Come nel 1571, quando - secondo la tradizione, durante la battaglia di Lepanto - i Turchi sopraggiunsero dal mare per razziare rifornimenti in queste contrade: all’altezza della chiesetta della Madonna di Loreto, a Monacizzo, apparve la Vergine, che accecò e sospinse i minacciosi saraceni. Una Madre celeste al fianco di una piccola grande madrepatria. E a suggello di questa sempiterna comunione tra luoghi geminati, sulla strada che collega i due borghetti, tra vigneti e seminativi, si scorgono circa quaranta trulli, costruiti tra l’800 e gli inizi del ‘900. Si tratta di dimore tipiche del Salento, costruite ammonticchiando pietre a secco, senza uso di malta. Servivano come riparo dalla calura estiva, nelle ore di lavoro nei campi, e anche come luoghi per la lavorazione dei fichi essiccati. Lì, nel cosiddetto “villaggio dei trulli”, si possono ammirare i cosiddetti «trulli gemelli», due costruzioni identiche unite tra loro da un passaggio intermedio. Ed eccolo, ancora una volta, il numero due che segna il destino di una terra.

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