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Mio fratello Mirto e «suo» nonno Piero

 
Erica Mou

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Erica Mou

Piero Angela

Domenica 14 Agosto 2022, 12:21

Mio fratello è cresciuto con la convinzione che Piero Angela fosse suo nonno. Non il nostro nonno, ma proprio il suo, una sorta di nonno extra ad personam. Invece che su una panchina con il gelato in mano, mio fratello e Piero Angela si davano appuntamento una sera a settimana da una parte all’altra dello schermo. Ai discorsi dedicati alla natura ero ammessa anche io e potevo incantarmi con loro davanti ai leoni e ai fenicotteri.

Ma quando il nonno immaginario raccontava di scoperte scientifiche e soprattutto di storia, mio fratello metteva la tv su un carrellino e se la portava in camera sua per non essere disturbato dallo sparecchiare e chiacchierare in sala da pranzo e si perdeva tra l’avanguardia delle ricostruzioni in 3D delle piramidi, di Pompei, dei galeoni dei Pirati, di Cristoforo Colombo che con una traversata allarga i confini del mondo.

Quando mio fratello ha razionalizzato che non fossero parenti, Piero Angela è comunque rimasto una persona di famiglia, anche quando Mirto (che è il nome di mio fratello) è andato a studiare al Collegio Ghislieri di Pavia.
Proprio lì, nel 2009, Piero Angela ha tenuto una conferenza nell’aula magna che non si era mai vista così piena, affollata da persone di ogni età, scienziati o semplici curiosi.

In quell’occasione mio fratello ha potuto fare colazione con lui, il giorno seguente. Lo ha visto in 3D, senza schermi, e si è meravigliato scoprendolo più anziano, più fragile e più umano di quanto immaginasse.

Ma soprattutto curioso. I ragazzi avevano decine e decine di domande per lui, alle quali Piero Angela rispondeva ponendone altre e manifestando, proprio lui che per loro era una sorta di divinità, ammirazione e stima per i giovani studenti universitari.
Mio fratello sostiene che i programmi di Piero Angela non fossero programmi televisivi, ma porte per un’altra dimensione. Da lui ha imparato la complessità della vita, che specializzarsi in un campo non è mai una scusa sufficiente per perdere di vista l’intero orizzonte, e a diffidare da chi non si commuove ascoltando l’Aria sulla Quarta Corda.

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