Mi piace ancora sognare un mondo in cui le piccole librerie indipendenti, quelle che resistono nei vicoli dei paesini del sud, qui al capolinea d'Italia, contano più delle banche.
Mi piace ancora credere in un mondo che John Lennon canterebbe, consapevole del potere straordinario di un singolo libraio che continua a fare quel che va fatto con amore, ogni giorno, malgrado tutti i potenti della Terra si sentano molto importanti, forti, indiscutibili nel loro deperibile e minuscolo io, senza aver mai letto un libro.
Preferisco ancora sentire la necessità di certi scaffali che fecondano nei lettori un organo invisibile chiamato Immaginario, che è destinato ad atrofizzarsi senza storie, senza il lievito madre della letteratura. Ed è importante che certi fari continuino a pulsare una luce viva che sale dalle voci degli scrittori mai zittiti dal tempo. Luoghi minimi, elementari, che non si danno troppe arie e che in questi tempi estremi non censurano di certo la letteratura russa. Figuriamoci! A cominciare dalle fiabe che rendono i bambini i possibili lettori di domani, grazie agli anonimi militanti che fanno da ponte umano che unisce chi scrive e chi legge.
I librai, una categoria di resistenti. Visionari. Maestri di pazienza. Equilibristi nel secolo dello squilibrio. Persone rarissime. Se ne volete vedere una, andate nel centro storico di Galatina, vicino alla Torre dell'Orologio, quel vicolo un po' incantato anche grazie alla piccola libreria di una fata contemporanea. Emilia Frassanito, infatti, manda avanti questa scialuppa di salvataggio chiamata Fior di Libro, un approdo fatto di fede e passione incontaminata, solitudine invasa da molte voci scritte. Per una libraia la difficoltà consiste nel mantenere il contatto con questa magia, nonostante tutto. Ci riesce per ognuno di noi, persino per chi lo ritiene superfluo poiché tralascia un fondamento della civiltà che ci crediamo di essere. Quale? Questo qui: una libreria è il mondo. Proprio se è la più piccola e marginale, lo è. Perché è il tempio laico dove il mondo dichiara la pace dinanzi alla parola guerra. Poiché si varca la sua soglia in cerca di una storia, ovvero di una prova inconfutabile che l'essere umano esiste e che, dopo tutto, non vive invano.