Lunedì 08 Settembre 2025 | 02:09

Pd sulle barricate per la norma anti-sindaci: il blitz bipartisan preparato con il voto segreto

 
Michele De Feudis

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Michele De Feudis

Pd sulle barricate per la norma anti-sindaci: il blitz bipartisan preparato con il voto segreto

L’emendamento del civico Scalera prevede che i primi cittadini per candidarsi debbano dimettersi sei mesi prima della fine del quinquennio

Venerdì 20 Dicembre 2024, 09:27

Partiamo da un numero: 167. È quello dell’emendamento aggiuntivo discusso e approvato con «un blitz» (Domenico De Santis dixit) nella notte tra mercoledì e giovedì, dopo che il consiglio regionale pugliese, riunito per approvare il Bilancio, ne aveva già discussi oltre duecento.

Si tratta della disposizione, che complica l’iter per candidarsi al Consiglio regionale dei sindaci in carica: finora il sindaco doveva dimettersi entro il giorno della presentazione delle liste (il termine era connesso alla irrevocabilità della scelta secondo il decreto legislativo n. 267/2000). Ora con questo codicillo approvato tra emendamenti sul Palio di Serracapriola e provvedimenti per la chiesa di Pietramontecorvino, chi indossa la fascia tricolore dovrà dimettersi 180 giorni prima delle elezioni.

L’emendamento è stato presentato da Paolo Scalera, consigliere regionale originario di Palagiano, civico di centrodestra, che l’altra sera è stato assoluto protagonista sulla scena (approvati ben otto norme a sua firma). La formulazione del testo è farina del suo sacco? Nessuno può dirlo, ma fa riflettere che un provvedimento dal peso politico incontrovertibile non abbia la paternità di alcun partito, ma solo quella di un battitore libero, che però ha riunito una maggioranza trasversale, da destra a sinistra, dove si sono sommati gli interessi corporativi dei consiglieri uscenti con l’indicazione di dare un segnale politico al futuro candidato di centrosinistra, Antonio Decaro, che conterebbe tanti candidati consiglieri provenienti dai municipi (nella lista ci sarebbero tra gli altri Toni Matarrelli di Mesagne e Giovanna Bruno di Andria).

Nel pomeriggio era giunta una nota del segretario regionale Domenico De Santis, che schierava il Pd contro l’emendamento 167: «Siamo davanti a un blitz. Qualcuno vuole limitare il diritto dei sindaci di candidarsi al Consiglio regionale. Proveremo a sventare questo tentativo che riteniamo lesivo del diritto all’elettorato passivo sancito dalla Costituzione». Di fatto era un tentativo di prendere le distanze da un tentativo di indebolire la leadership di Decaro, in un’aula nella quale la maggioranza (a trazione emilianista) stava dando prova di assoluta solidità.

Due punti prima della discussione dell’ormai famigerato emendamento 167 qualcuno ha recapitato a Michele Emiliano un cornetto caldo crema e marmellata (da una pasticceria dell’estramurale Capruzzi), e così il governatore si è allontanato qualche minuto per assaporare la delizia di una pasticceria, dicono di Massafra. «Emendamento 167, con sub emendamento», annunciava il presidente Loredana Capone, e subito si materializzava il piano con il forzista Giuseppe Tupputi che lesto chiedeva il voto segreto. La contraerea del decariano Francesco Paolicelli partiva ugualmente: «Si tratta - spiegava nell’intervento - di un colpo basso verso i rappresentanti degli enti locali». «Invito la maggioranza a respingerlo», chiosava tra gli sguardi poco convinti dei suoi colleghi progressisti. Nel voto sul subemendamento Emiliano e il capogruppo dem Campo non erano in aula (34 sì, 9 contrari e un astenuto). Nella seconda votazione, iniziata dopo l’intervento del civico Antonio Tutolo («Sono contro ogni limitazione all’espressione del voto popolare»), si completava l’approvazione con 31 favorevoli, 12 contrari e tre astenuti.

Nei corridoi due protagonisti della querelle, da posizioni opposte, discutevano garbatamente della vicenda fumando una Marlboro: «Non è possibile che i sindaci possano fare la campagna elettorale per le regionali, con la spinta aggiuntiva del potere sul territorio di una intera giunta comunale…». L’altro: «Così potranno candidarsi solo i sindaci molto strutturati…». Poi la nota del Pd Puglia che parla di norma incostituzionale. Si vedrà. Intanto il parlamentino pugliese, con voto bipartisan, ha scelto di non stendere il tappeto rosso ai sindaci che vorranno concorrere per un seggio in Via Gentile. 

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