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LA POLEMICA
redazione online
15 Aprile 2020
La storia assomiglia ad un pasticcio in salsa italiana. Si parte da Taranto. Qui ha sede il Soc (Southern operational center), un organismo della Nato gestito dalla Nspa, l’agenzia che ha il compito di curare gli aspetti relativi al supporto e all’approvvigionamento logistico dell’Alleanza atlantica in un contesto più ampio, non solo militare. Milleduecento persone suddivise tra quattro centri operativi in Lussemburgo, Francia, Ungheria e Italia. In concreto, se c’è una crisi, anche in tempi di pace, uno dei 28 Paesi può chiedere servizi direttamente all’agenzia. La filosofia è: se chiedi, ottieni.
Il Lussembrugo, in previsione dell’emergenza coronavirus, il nemico silenzioso di questi giorni, ha chiesto l’aiuto della Nspa, ottenendo materiali ed apparecchiature logistiche, per aumentare la capacità di intervento in modo preventivo del Centre hospitalier de Luxemborug. Non un ospedale completo e attrezzato con 300 letti e ventilatori polmonari - come qualcuno ha scritto - ma tende, docce, bagni, contenitori di smaltimento rifiuti e generatori. Il tutto trasportato dal capoluogo jonico nel Granducato con sei voli di aerei cargo. E l’Italia? Qui la situazione diventa nebulosa. Certo, la struttura poteva servire anche nel Belpaese per fronteggiare l’emergenza coronavirus, visto che l’Associazione alpini, ad esempio, si è mobilitata per allestire un ospedale da campo in tempi record. E che dagli Stati Uniti è stato inviato un ospedale da campo a Cremona da 60 posti letto più otto unità di terapia intensiva. Ma evidentemente nessuno ha pensato di bussare alla porta del Soc, nonostante il deposito logistico pugliese.
La storia non si ferma qui. Continua. E si arricchisci di altri capitoli.
La macchina della solidarietà internazionale si è messa in moto. Il Qatar, col quale intratteniamo rapporti intensi, anche e soprattutto sul fronte della cooperazione militare, ha inviato l’altro giorno con un complesso ponte aereo (12 velivoli in tutto) materiale sanitario in gran quantità. Compresi due ospedali da campo in grado di accogliere 500 pazienti che il governo italiano ha deciso di collocare in Veneto e in Basilicata, a Policoro. “Perché proprio qui? Non siamo mica un lazzaretto”, si sono chiesti i cittadini del Comune lucano, allarmati. Così è scoppiata la polemica. Il dono del Qatar, poco gradito, molto probabilmente sarà sdoppiato tra Policoro (200 posti) e Potenza (300). E pensare che avevamo le attrezzature a Taranto, a portata di mano.
Ma per la serie, meglio abbondare, ecco che dalla Danimarca, ci inviano l’ennesimo ospedale da campo, in nome della solidarietà europea (forse un po’ tardiva…).
Ricapitoliamo: quello di Taranto va in Lussemburgo, dagli Stati Uniti ne arriva uno da 60 posti, l’ospedale da campo del Qatar finisce in Basilicata, quello della Danimarca non abbiamo capito dove in Italia. Non siamo al gioco dei quattro cantoni, ma poco ci manca.
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