L'Arabia Saudita critica gli Stati Uniti per l'annunciato ritiro dalla Siria, "che favorirà Iran, Russia e Assad", mentre il premier israeliano Netanyahu rivendica la paternità - per la prima volta - dei recenti attacchi in Siria contro obiettivi iraniani e gli Hezbollah.Teheran non sta a guardare: il capo dell'agenzia atomica, Ali Akbar Salehi, ha annunciato "i primi passi" per dotare il Paese di carburante nucleare arricchito al 20 ero cento. Ben oltre la soglia prevista nell'accordo del 2015, che è del 3,67 per cento, e quindi - di fatto - il primo passo di teheran verso l'abbandono dell'intesa, già paventato all'indomani del dietro front dell'amministrazione Trump.
Il ritiro dagli Usa in Siria "complicherà ulteriormente la situazione e la ricerca di una soluzione, e rafforzerà ulteriormente gli iraniani, i russi e Bashar al Assad, è veramente uno sviluppo negativo", ha tuonato il principe saudita Turki al-Faisal alla vigilia della visita a Riad del segretario di Stato americano, Mike Pompeo, che sarebbe pressato dai falchi dell'amministrazione Usa per piani più aggressivi contro l'Iran. Il ruolo dell'Iran in Siria è anche al centro delle preoccupazioni di Israele che ha colpito, con l'aviazione, depositi dell'Iran con armi iraniane nell'aeroporto internazionale di Damasco. L'insieme degli attacchi dimostra come Israele sia determinato più che mai ad agire contro l'Iran in Siria. Tutto dopo il ritrovamento di un sesto tunnel scavato dagli Hezbollah sotto il confine del Libano. Secondo gli israeliani il piano di Hezbollah era quello di far penetrare in Galilea, attraverso i tunnel, fino a 2mila miliziani ed assumere il controllo su diverse località.
Infine, gli Stati Uniti e l'Arabia Saudita si sono accordati per continuare ad applicare i termini della tregua siglata in Svezia tra insorti yemeniti e forze lealiste filo-saudite. Lo riferisce l'ambasciata americana a Riad sul suo profilo Twitter dopo l'incontro avvenuto nelle ultime ore nella capitale saudita tra il principe ereditario Muhammad ben Salman e il segretario di Stato Usa Mike Pompeo. In un comunicato, l'ambasciata afferma che i Pompeo e ben Salman si sono trovati d'accordo nel proseguire gli sforzi per una soluzione politica del conflitto in Yemen e per continuare il disimpegno di truppe dal porto conteso di Hudayda, sul Mar Rosso, dove transita circa l'80% degli aiuti umanitari Onu destinati al paese in guerra.