POTENZA - «Riprendiamoci il futuro di Potenza». Questo è l’obiettivo di Maria Grazia Marino, candidata sindaco con la lista di «Forza del Popolo».
Avvocato Marino, lei è la sorpresa di queste comunali. Perché ha deciso di candidarsi a sindaco?
«La mia candidatura è l’epilogo naturale di un percorso iniziato sotto il profilo legale e sociale e terminato sotto il profilo politico per manifestare e rappresentare le istanze, di una ormai minoranza, che non è stata ascoltata dai nostri Governi, di qualunque colore politico fossero. C’è una parte del popolo che, attualmente, non si sente rappresentato dai partiti politici tradizionali ma che necessita di una voce nuova che li rappresenti proprio perché si è creata una frattura. Questa frattura deve essere ricucita anche perché il cittadino necessita delle Istituzioni e le Istituzioni devono essere al servizio dei cittadini».
Lei è la moglie di un magistrato in servizio a Potenza. Ha condiviso con lui questa scelta?
«Assolutamente no. Non condividiamo questo tipo di scelte perché il mio percorso è completamente autonomo da quello di mio marito. Lui svolge un lavoro molto delicato ed io non sono mai entrata nel suo ambito e non ho mai inteso travalicare i limiti che impone il suo ruolo. Lui ha fatto la stessa cosa nel mio impegno legale, sociale e politico».
Quali sono le priorità per Potenza?
«Potenza necessita di tantissime cose. Non c’è una vera e propria priorità. È evidente che Potenza necessita di una politica lungimirante sia per i giovani sia per i lavoratori, anche non più giovani. Questa città, per lungo tempo, ha subito gli effetti del clientelismo e questi effetti, purtroppo, hanno portato allo spopolamento delle menti più brillanti che si sono formate in Basilicata ma qui non hanno trovato sbocco lavorativo perché non si sono volute piagare a questo sistema. Quindi, le abbiamo perse. La lungimiranza sta nel fatto che cambiando questo sistema, anche con il sacrificio perché questa scelta comporta sacrificio da parte dell’intera cittadinanza, si possano riportare queste menti brillanti qui e si possa ricreare un indotto, una società in grado di far andare avanti un’economia forte e duratura».
Quali sono le cose che farebbe nei primi cento giorni se fosse eletta sindaco?
«Intanto vedrei cosa c’è sul tavolo. Bisogna studiare e vedere cosa c’è sul tavolo. Completare quelli che sono i progetti meritevoli perché il sindaco che succede a chi lo ha preceduto non deve, necessariamente, rivoluzionare tutto. Ogni amministrazione ha fatto qualcosa di buono e qualcosa che non è buono. Sta al buonsenso riconoscere ciò che è buono e portarlo avanti e rivoluzionare ciò che buono non è».
A suo sostegno c’è una sola lista. Conta sul voto disgiunto per andare al ballottaggio?
«No. Conto sulla capacità di discernimento dei potentini. Il potentino si deve domandare: perché vado a votare? Chi vado a votare e quali sono le mie istanze? E soprattutto deve chiedersi: il sindaco uscente cosa ha fatto, quali sono state le sue promesse e cosa non ha mantenuto. Non è tanto importante parlare, perché tutti facciamo dei programmi meravigliosi. Il problema è cosa si fa nel momento giusto, quando un cittadino ha bisogno del tuo aiuto. Lo Stato, l’amministrazione, l’ente territoriale deve stare vicino ai cittadini. Deve offrirgli dei servizi e deve rispettarlo. Deve entrare in punta di piedi nella vita dei cittadini e supportarli sempre rispettando la sua dignità in caso di necessità. La dignità è una cosa fondamentale, l’uomo deve essere al centro di tutto, anche di una amministrazione che è chiaramente impersonale come organismo».