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L’ex biblioteca di Potenza cade a pezzi e si trasforma in un monumento all’oblìo

 
Massimo Brancati

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Massimo Brancati

L’ex biblioteca di Potenza cade a pezzi e si trasforma in un monumento all’oblìo

Da trent’anni è ostaggiodi pastoie burocratiche e ricorsi. L'Archivio di Stato: «Serve una sinergia tra istituzioni. Il caso non riguarda soltanto noi»

Mercoledì 14 Dicembre 2022, 13:09

POTENZA - L’impalcatura sta cadendo a pezzi tra l’indifferenza della città e l’oblìo di un edificio storico che aspetta da anni la sua ristrutturazione. L’ex sede della Biblioteca provinciale di corso Garibaldi, a Potenza - destinata a ospitare l’Archivio di Stato, l’istituzione più antica del capoluogo, nata nel 1812 - è da anni un cantiere «paralizzato».

La consegna dei lavori di consolidamento e riqualificazione è stata fatta, udite udite, il 18 novembre del 2010 e l’opera doveva essere completata il 15 aprile 2013, ma è finita nelle sabbie mobili di contenziosi, ricorsi e controricorsi da cui ancora non è riemersa. E chissà se ci riuscirà mai. Si pensava che la sentenza del Tar del 30 maggio 2008, successivamente confermata dal Consiglio di Stato, avesse posto la parola fine sulla vicenda legata all’aggiudicazione dei lavori all’Ati formata dalla società Costruzioni Generali Gsvmd di Luigi e Davide D’Auria di Barile (impresa mandataria) e dalla società Servizi Integrati Engineering Services di Napoli (impresa mandante). Non è così. L’apertura del cantiere è durata un battito di ciglia. Sono subentrati altri problemi, a cominciare dalla questione dell’acquisizione dell’immobile da parte del Ministero della Cultura.

L’iter burocratico del passaggio di proprietà si è concluso soltanto sul finire del 2014, ma in agguato c’era un altro «nodo» da sciogliere: la normativa sismica emanata successivamente alla redazione del progetto esecutivo da parte dell’Ati aggiudicataria. All’epoca si disse che bastava adeguare il progetto alle nuove indicazioni sull’antismisicità per dare il via libera definitivo ai lavori. Ma il problema è proprio questo: la progettazione antisismica non sarebbe in sintonia con il budget previsto dal progetto originario, circa 7 milioni di euro. Servirebbero altri soldi. E nel frattempo si è incagliato tutto. Con un fitto carteggio tra la ditta appaltatrice e il Ministero approdato al nulla. In questi anni si è tentato anche di rescindere il contratto, ma l’azienda di Barile - che ieri abbiamo invano cercato di contattare - avrebbe sparato cifre astronomiche per accettare la proposta di defilarsi.

Di nuovo, rispetto agli ultimi anni di immobilismo, c’è soltanto il responsabile del procedimento, l’ing. Italo Tavolaro, il cui predecessore è andato in pensione senza riuscire a sbrogliare la matassa. Si diceva, all’epoca, che si potevano frazionare i lavori, partendo da quelli di consolidamento, così da non sforare il plafond previsto. Ma non ci sono stati sbocchi concreti. Almeno per ora. E mentre l’edificio continua a sprofondare nel degrado, con il rischio di incidere su aspetti legati alla sicurezza pubblica, l’Archivio di Stato di Potenza, custode di un patrimonio archivistico di grande interesse, si vede costretto a sconfessare la sua stessa «mission», rifiutando atti e documenti da parte degli enti pubblici.

Tutti gli spazi a disposizione nell’attuale sede (precaria) di rione Francioso sono saturi. Nel confermare le difficoltà burocratiche e le pastoie giudiziarie che avviluppano l’edificio di corso Garibaldi, di fronte alle quali il suo ufficio ha le mani legate, la direttrice dell’Archivio di Stato di Potenza, Maria Carmela Benedetto, chiama in causa tutte le istituzioni del territorio: «Sulla vicenda siamo stati completamente abbandonati a noi stessi. Eppure parliamo di una struttura dichiarata bene di interesse storico, di un palazzo la cui architettura è oggetto di studio. Il caso riguarda non solo la città, ma tutta la Basilicata. Servirebbe una sinergia tra tutti gli enti per sbloccare una questione che si trascina da troppo tempo». Tempo che ha prodotto carte, lettere, andirivieni negli uffici; ha assistito al pensionamento o al decesso di funzionari, avvocati, giudici costringendo a ricostruire sempre tutti i passaggi di una intricata vicenda fino a perderne i contorni.

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