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PalaBasento cattedrale nel deserto: 20 anni per farlo e 10 nell’oblio

 
Giovanna Laguardia

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Giovanna Laguardia

Palabasento contrada Lavangone

L’impianto, nel patrimonio da dismettere della disciolta Comunità Montana, sta per essere acquisito dal Comune di Potenza

Martedì 15 Marzo 2022, 10:58

POTENZA - Venti anni per costruirlo (ventisette se si considera la data di approvazione del finanziamento), tre o quattro anni di sporadico utilizzo e, ad oggi, sette di abbandono quasi totale, interrotto solo dal Potenza Open di Danza sportiva nel 2018 e dal concerto di Alessandra Amoroso del 2019. Con questi numeri, il palazzetto dello sport di contrada Lavangone, che fa parte del patrimonio da dismettere dell’ormai disciolta Comunità Montana Alto Basento, può essere considerato un vero monumento all’inerzia e allo spreco di fondi pubblici. E il blocco di tutte le attività ricreative negli ultimi due anni a causa del Covid è stato la pietra tombale sul mega impianto, che oggi sta per passare nelle mani del Comune di Potenza.

La struttura venne progettata e finanziata con i fondi della legge 64 nel 1986, ma i lavori iniziarono soltanto nel 1993. Da quel momento in poi è stata una lunga corsa ad ostacoli, puntualmente documentata dalla Gazzetta, con troppi periodi di fermo, tra le proteste di un mondo sportivo all’epoca in fermento ed affamato di spazi. Paradossalmente, quando nel dicembre del 2012 il colosso da 3200 posti a sedere, omologato per eventi sportivi nazionali, è stato inaugurato, molte società sportive cittadine erano sparite dalla scena che conta, fagocitate dalla crisi. Le restanti si dichiararono impossibilitate alla gestione dell’impianto, nel frattempo battezzato PalaBasento per gli elevati costi. Una volta inaugurato, infatti, si scoprì che il sistema di riscaldamento, ideato trent’anni prima, era diventato ormai obsoleto, inefficiente e soprattutto costosissimo. Quindi, dopo l’inaugurazione in pompa magna a dicembre del 2012, la storia del palaBasento è fatta di qualche sporadico evento, anche di grande risonanza, come il torneo internazionale Under 18 di pallacanestro disputato nel 2014. L’idea di un utilizzo misto, tra eventi sportivi, concerti e spettacoli, non è servita a salvare il palazzetto di Lavangone dall’oblio: anche passando dalla palla a spicchi alla chitarra, i problemi di gestione (e il costo del riscaldamento) restavano i medesimi. Il PalaBasento è anche punto strategico di riferimento della protezione civile in caso di calamità, ma per fortuna fino a questo momento non si è rivelato necessario utilizzarlo in questa funzione.

E ora, nel momento in cui le manifestazioni pubbliche si vanno sbloccando dopo due anni da incubo a causa del Covid, diventa d’obbligo una riflessione sul futuro dell’impianto. Una cosa è ormai certa: sarà acquisito al patrimonio del Comune di Potenza.
«Già da qualche tempo - ha spiegato alla Gazzetta il commissario della disciolta comunità montana, Domenico Biscione - abbiamo in corso una interlocuzione con il Comune di Potenza per il passaggio della struttura a titolo gratuito, come è possibile fare tra enti pubblici. Abbiamo già una richiesta ufficiale da parte del Comune. Nel frattempo in questi due anni di chiusura totale c’era stata anche una richiesta per utilizzare il palazzetto come centro vaccinale, ma poi sono state fatte altre scelte».

L’assessore al Bilancio, Programmazione e sport Gianmarco Blasi conferma l’imminente acquisizione. «Stiamo facendo tutto quanto è in nostro potere - dice alla Gazzetta per trasferire la proprietà del palazzetto al Comune il più presto possibile. Riaprendo quest’impianto contiamo di dare risposte alle tante attività sportive che hanno bisogno di spazi». Resta lo scoglio del riscaldamento. Dieci anni fa si rivelò un costo insostenibile. E oggi il costo del gas e dell’elettricità è aumentato a dismisura. «Oggi - commenta Blasi - si sta aprendo un ventaglio di possibilità per provare a rendere la struttura autonoma dal punto di vista energetico, grazie alle fonti rinnovabili, come il fotovoltaico. Dobbiamo trovare il giusto canale di finanziamento. Potrebbe essere lo stesso Pnrr, oppure si può ipotizzare un investimento della Sel, che ha già avviato una iniziativa del genere per le scale mobili di Santa Lucia».

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