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Potenza dei ricordi in 130 anni lungo la via dello struscio

 
Luigia Ierace

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Luigia Ierace

Potenza, via pretoriaLa targa con la data 12 ottobre 1892, foto Tony Vece

La targa a Potenza, foto Tony Vece

Tutto partì il 12 ottobre 1892. E una targa postata sui social fa riemergere il passato

Sabato 12 Marzo 2022, 15:54

17:15

Campeggia all’inizio della via dello struscio, mattonella bianca in maiolica, contornata di azzurro e la scritta Via Pretoria – 12 ottobre 1892. Quando la vita scorre difficile soffermarsi sulle date, ma quando quell’immagine ricorre sistematicamente nelle pagine social dedicate a Potenza, l’occhio si ferma ed è facile fare due conti: 1892-2022. Sono passati 130 anni. La targa, un’antica foto di via Pretoria e accanto, una dei giorni nostri, a confronto.

Il “salotto” della città Un post di Fabrizio Fiorini, commerciante e molto legato alla città, condiviso e ricondiviso, commentato e ricommentato, che si ripete negli anni (difficile dire quando è stato postato la prima volta) la descrive così via: «Di origine romana, forse risalente ai tempi delle guerre civili tra Silla e Mario, via Pretoria è un’arteria lunga e stretta che attraversa tutta la città, dal largo di Portasalza alla Torre Guevara. Larga non più di quattro metri, via Pretoria è definita il “salotto” di Potenza, un salotto elegante e di vago sapore ottocentesco. Di sicuro ha un posto nel cuore dei Potentini, è un luogo di incontro e di shopping: i suoi bei negozi, i suoi caffè e pasticcerie sono frequentatissimi. Fiancheggiata da bei palazzi, mostra di tanto in tanto i segni dell’antico: frammenti di lapidi romane e medievali, e perfino gli anelli ai quali si legavano in passato cavalli ed asini. Lungo il percorso si incontra Piazza Mario Pagano, incorniciata dal Palazzo del Governo, dal Palazzo dell’Ina e dal Teatro Comunale. Così via Pretoria è cantata dal poeta Mario Albano: «Gn’è tanta ggente disce ca si brutta/ forse pecché si vecchia, dongh’ e stretta,/sta ggente nun lu sà, o lu fa apposta,/ ca tu si pure ‘mpò la storia nosta...».

Questa è la «strara’» «La storia di tutti, il punto di incontri, di passeggiate, di acquisti, di prendere il caffè, le pasticcerie, le pizzette, e tante altre cose, Via Pretoria è stata per la mia gioventù un po’ una seconda casa». La Strada Pretoria, «”la strara” cioè la strada della città per eccellenza, quando di strade ce n’erano poche, erano tutti vicoli viuzze e sentieri che andavano sfinendo nella campagna circostante». O ancora, semplicemente «Sopra Potenza». Una foto per far emergere ricordi, suscitare curiosità, generare emozioni. Come eravamo. Chi eravamo «Potenza turistica», il gruppo social creato il 22 agosto 2014 da Pietro De Angelis con «l’obiettivo di raccogliere informazioni e foto sulla bella città di Potenza, sulle strutture ricettive e commerciali soprattutto del centro storico» non è un esercizio di memoria per vecchi nostalgici.

La piazza virtuale «E qualcosa ce lo dicono i numeri – dice De Angelis - 20 mila iscritti al gruppo, la metà dei quali potentini, l’altra metà è costituita da tanti curiosi sparsi in tutto il mondo. Tantissimi sono figli di Potentini che vivono in Argentina, Germania, Spagna, che vogliono scoprire la città delle loro origini». Scorrono i post e scorrono immagini di ieri e di oggi in questa piazza virtuale dove ognuno commenta, condivide, risponde, racconta, ricorda e si incontra.

Alla ricerca delle origini «Dopo due anni sospesi soprattutto durante il lockdown – sottolinea De Angelis – ci siamo inventati le tombolate con Emerson Ramos Borges, ex-giocatore del Potenza per raccogliere fondi per fare compagnia a chi era solo. Penso alla foto postata da una signora del Nord Italia che voleva vedere la casa dove vivevano i suoi nonni. È bastato un appello su facebook. “Qualcuno potrebbe mandarmi le foto”. In tanti le hanno fotografato quella piccola scalinata nei pressi di piazza XVIII Agosto». E così sono nate amicizie, se ne sono trovate di perdute, in quel continuo scorrere di immagini che racconta, senza mai cadere nella retorica, non la città immobile con i suoi vicoli e le sue cuntane, ma la vita che li animava e soprattutto la vivacità del suo commercio.

I colori delle bancarelle E dove sono finiti i mercati? E via ai ricordi. Oltre 11 mila contatti tra commenti, visualizzazioni e condivisioni delle antiche foto: da piazzetta Duca della verdura, al mercato del pesce, a San Giovanni, a piazza Pignatari alle bancarelle di via Bonaventura. «Ricordo che si vedevano dalle finestre della scuola media Torraca e che il professor Napolitano di disegno, negli anni Settanta, chiedeva ai suoi alunni di portare su tela la vita e i colori del mercato». «Non è rimasto nulla». «Che bei ricordi». «Ricordi di gioventù», ma anche di «come erano ricchi di roba quei mercati». «Il problema è che nessuno andrebbe al mercato in centro… non c’è utenza». E di contro. «Vivono 4mila persone come si fa a dire che non c’è utenza?».

Poveri ma ricchi Una fotografia che stride con quella di un centro storico che si spegne, di attività che chiudono le saracinesche, di storie di generazioni interrotte. Rassegnati e più poveri di «quando non si aveva davvero nulla», ma si era davvero tanto ricchi. E così il passato riemerge con le sue storie e i suoi racconti che riescono a coinvolgere diverse generazioni attraverso il linguaggio moderno, quello dei social dove si può trovare di tutto.

Il ritorno al dialetto Dal gruppo che promuove il dialetto potentino «(Ri)viva (ri)viva lu putënzésë», per riscoprirlo insieme alle sue origini, la sua storia, le sue peculiarità, attraverso la lettura di poesie e racconti e l’ascolto di canzoni, a una sorta di “chi l’ha visto” della memoria. «Qualcuno di voi conosceva questo signore?», chiede Claudio Tricarico in un post ripubblicato su “Potenza Turistica” che ritrae, in una vecchia cartolina di Potenza degli anni Sessanta, Peppe Capozza con il suo carretto. Risultato 130 mi piace, 110 commenti e 10 condivisioni.

Il carretto di Capozza «Personaggio mitico a Potenza!!!! Aveva quel carretto ambulante dove ci trovavi di tutto. Il suo posto “strategico” era davanti alla mia scuola elementare in via Roma. D’estate la “sede aziendale” si spostava a Montereale. Bontà e tenerezza. Faceva affarucci niente male. Ne ho un bel ricordo». E fioccano i ricordi. «Marooo… Capozza, a Montereale siamo cresciuti con le sue caramelle». «I Tom, le “mazze dolci” di liquirizia, i giochini per bambini, i suoi atteggiamenti di finta minaccia nei confronti di chi voleva aiutarlo a prendere gli oggetti che cadevano dal carretto, perché sapeva che qualcosa spariva... Momenti indimenticabili!».

E non è solo un viaggio della memoria, ma il piacere di una narrazione tra passato, presente e futuro.

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