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Potenza, il parroco «spegne» la storica scuola di musica

 
Massimo Brancati

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Massimo Brancati

Potenza,  il parroco «spegne»  la storica scuola di musica

Clima teso tra parrocchiani e don Sergio. Informato anche il vescovo

Mercoledì 23 Giugno 2021, 14:42

Potenza - Si respira un’aria pesante a rione Lucania. La chiesa di San Giuseppe, da sempre cuore pulsante del quartiere, catalizzatore della quotidianità dei residenti, sta assumendo i contorni di un corpo estraneo. Un gruppo di parrocchiani ritiene che il responsabile di questa «involuzione» sia il nuovo parroco, don Sergio, che ha raccolto l’eredità di don Peppino Nolé. Sono proprio quei parrocchiani che all’indomani del saluto di don Peppino, alle prese con problemi di salute, chiesero espressamente al vescovo di Potenza, mons. Salvatore Ligorio, di affidare l’incarico a don Sergio che in passato aveva affiancato lo storico parroco e che, quindi, conosceva già le dinamiche del quartiere. Ora accade l’esatto contrario: è stato chiesto al vescovo di allontanarlo, mettendo in forte imbarazzo lo stesso mons. Ligorio. Pare che sia stata organizzata finanche una raccolta di firme per appoggiare la richiesta di un defenestramento.

La prima esperienza di don Sergio a rione Lucania - raccontano i parrocchiani - si concluse bruscamente. Con don Peppino, a quanto pare, i rapporti non erano proprio idilliaci e tra i due ci sarebbero state profonde divergenze. Nonostante ciò, don Sergio era considerato l’uomo giusto al posto giusto perché, come dicevamo, già conosceva il rione e i suoi problemi. Ma l’esperienza come vice di don Peppino - secondo i parrocchiani - riecheggia nell’approccio che l’attuale parroco ha su certe tematiche care al predecessore, a cominciare dalla scuola di musica «L. Leggeri Buccico».

La pandemia, ovviamente, ha paralizzato l’attività, ma secondo i parrocchiani per don Sergio è diventato l’alibi dietro al quale mascherare le sue reali intenzioni. E, cioè, cancellare quell’esperienza durata 42 anni. Alle richieste di ripristinare l’«agibilità» della scuola di musica il parroco avrebbe sempre risposto picche, spiegando che le restrizioni anti-Covid non gli consentivano di fare altrimenti. Ma in una lettera che i parrocchiani hanno inviato a don Sergio si legge che il sacerdote, in questo lasso di tempo, ha convocato incontri, riunioni di condominio negli stessi locali utilizzati da sempre dalla scuola. L’altro fronte di chiusura è la mensa, anch’essa «creatura» di don Peppino, dettaglio che alimenta il sospetto di un’operazione «repulisti» delle tracce lasciate dallo storico parroco.

«Per quanto riguarda le associazioni Scuola di Musica «L. L. Buccico» e la mensa - scrivono i parrocchiani nella lettera inviata a don Sergio - non solo hai pubblicamente dichiarato che tutto dipendeva dal vescovo, dalle sue decisioni, dalle sue indicazioni e dalla pandemia (hai rese pubbliche le decisioni vescovili con manifesti affissi ritualmente agli ingressi parrocchiali), ma addirittura hai di recente optato per una forma contrattuale di utilizzo dei beni parrocchiali da parte delle predette associazioni che sono palese rifiuto alla collaborazione ed alla storia di quella che era una parrocchia». In pratica, don Sergio avrebbe innanzitutto drasticamente limitato gli spazi a disposizione, fissando un termine di utilizzo da febbraio a febbraio dell’anno successivo senza possibilità di proroga, con una spesa di 185 euro al mese più le utenze da pagare. Condizioni ritenute irricevibili soprattutto perché la ridotta logistica avrebbe, di fatto, bloccato l’attività della scuola stessa.

Sembra esserci, insomma, un muro di incomunicabilità tra le parti, con don Sergio che - a detta dei parrocchiani - avrebbe cambiato atteggiamento da quando è diventato parroco. Come se fosse rimasto vittima della «sindrome dei gradi» che alimenta a dismisura il proprio ego e azzera la ricettività dell’altrui pensiero. Questo articolo non vuol essere l’«arma» con cui demolire i rapporti già incrinati, ma lo stimolo a trovare un punto di incontro, a ripristinare un clima di serenità all’interno di un quartiere che nella parrocchia ha sempre visto un «rifugio», il luogo dell’accoglienza e della condivisione. L’appello a don Sergio è di «spalancare le porte», di capire l’importanza della scuola di musica che - come ha ricordato il presidente del comitato di quartiere, Orazio Colangelo - va al di là dell’aspetto didattico, rappresentando per il rione un segno di apertura al resto della città, un contributo all’innalzamento della qualità della vita dei residenti.

Don Sergio dà l’impressione di voler tagliare i ponti con il passato, di voler imprimere una svolta radicale. È vero, i cambiamenti fanno parte dei processi evolutivi, ma - diceva il sociologo americano Robert K. Merton - quanto di buono ha prodotto la storia non può essere dimenticato. Altrimenti cambiare diventa solo il sinonimo di peggiorare.

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