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Basilicata a rischio trivelle: un mese e mezzo per fermarle

 
Redazione online

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Basilicata a rischio trivelle: un mese e mezzo per fermarle

Senza rinnovo nel Milleproroghe la moratoria scade il 13 febbraio

Giovedì 31 Dicembre 2020, 09:37

POTENZA - Le trivelle scaldano i motori. Il mancato inserimento all’interno del decreto «Milleproroghe» della norma che vietava le nuove ricerche di petrolio e gas in tutta Italia ha fatto allarmare associazioni ambientaliste e parte dell’opinione pubblica per un dietrofront rispetto alla decisione di prorogare la moratoria temporanea alle ricerche di idrocarburi sancita nel 2019 da Luigi di Maio, all’epoca ministro dello Sviluppo.
Ma il ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, è intervenuto proprio per chiarire la situazione e per spiegare che l’assenza della norma all’interno del decreto «Milleproroghe» di fatto non smentisce la logica della proroga della moratoria «che scade solo a febbraio».

Secondo lo stesso ministro, questo è il momento delle energie rinnovabili e della transizione energetica, motivo per cui la moratoria delle nuove trivelle dovrà essere rinnovata. «D’altro canto - ha continuato il ministro - il rinnovo della moratoria è un passaggio dovuto anche in rapporto agli impegni presi dall’Italia in ambito internazionale, a partire dai nuovi obiettivi europei sulle emissioni di gas climalteranti».

Le assicurazioni di Costa non fanno, però, retrocedere gli ambientalisti dal mantenere alta l’attenzione sulla questione idrocarburi, anche perché in attesa del rinnovo resta la preoccupazione che se non dovesse esserci la moratoria si potrebbe dare il via libera, per quanto riguarda la Basilicata, a sedici nuove istanze di ricerca presentate da diverse società petrolifere.
Le istanze sono quelle denominate Monte Cavallo (Basilicata - Campania), La Cerasa, Satriano, Pignola, Anzi, Monte Li Foj, Frusci, San Fele, Muro Lucano (Basilicata - Campania), Palazzo San Gervasio, La Bicocca, Oliveto Lucano, Il Perito, La Capriola, Grotta del Salice, Tempa La Petrosa (Basilicata - Calabria). La legge prevedeva che la moratoria di 24 mesi sulle nuove autorizzazioni alla ricerca di petrolio prevista dal 2019 da Di Maio fosse finalizzata alla redazione del piano delle aree idonee (il cosiddetto Pitesai). «Questo piano - sottolinea il movimento nazionale No triv - non è stato adottato e a questo punto diventa altamente improbabile che lo sia entro il 13 febbraio 2021, visto che non è stato ancora oggetto di valutazione ambientale strategica, né di confronto in Conferenza unificata. Il che, a meno di un’ulteriore prolungamento che posticipi i termini per l’adozione del Pitesai, equivarrebbe a dare il via libera alle nuove istanze di ricerca e prospezione di idrocarburi, sia in mare che su terraferma, dal 12 settembre del 2021». Il movimento No triv chiede le dimissioni dell’attuale ministro per lo Sviluppo Stefano Patuanelli. Critica la posizione anche di Legambiente, il cui presidente regionale di Basilicata, Antonio Lanorte, parla di «regalo di fine anno per i petrolieri. Nel territorio lucano esiste il pericolo concreto - tuona Lanorte - di ripiombare completamente nel secolo scorso, un salto nel tempo nell’era delle fonti fossili, mentre il mondo parla di rinnovabili e decarbonizzazione».

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