Domenica 07 Settembre 2025 | 08:01

Potenza, donna nel limbo del Covid: «Sì o no? Sono isolata da oltre un mese»

 
Massimo Brancati

Reporter:

Massimo Brancati

Potenza, donna nel limbo del Covid: «Sì o no?  Sono isolata da oltre un mese»

foto Tony Vece (repertorio)

La disavventura di un'insegnante del capoluogo che invoca una visita medica

Sabato 18 Aprile 2020, 11:13

È finita in un «loop», un labirinto di chiamate, silenzi, tamponi invocati e negati. Sarà Covid, non è Covid, trattata come una paziente Covid, non contagiata dal Covid, fuori dal programma per i Covid positivi, ma in isolamento come fosse Covid. Scioglilingua in cui perdersi. E perdere la pazienza.

Una tosse persistente, il sospetto di essere stata contagiata, l’auto-reclusione in una camera di pochi metri quadrati per non stare a contatto con l’anziana madre e la figlia: è la storia di un’insegnante di Potenza che va avanti dal 13 marzo. Ad ogni colpo di tosse la richiesta di un test per scoprire se si tratta di Covid-19. Ne deve fare un centinaio prima che qualcuno bussi alla sua porta per sottoporla al tampone. Dodici giorni dopo, il 25 marzo, viene effettuato il test, ma il risultato tarda ad arrivare. Nessuno le dà spiegazioni. A nove giorni dal tampone, la donna decide di rivolgersi ai Carabinieri che finalmente risolvono il rebus: signora, il suo tampone è risultato negativo. Alleluia. Ma non è finita qui: visto che continua ad avere una brutta tosse - le dice il carabiniere - il medico consiglia di restare in isolamento. Se i sintomi persistono bisogna rifare il tampone.

Il 5 aprile la donna ha una crisi respiratoria e chiama la guardia medica che l’assicura: «Segnalerò il caso per farle rifare il tampone quanto prima. Le Usca (Unità Covid) verranno da lei per una visita». Non si vede nessuno. Dal giorno dopo l’insegnante comincia a ricevere chiamate dalle unità Usca che la sottopongono a un test (telefonico) per la respirazione e confermano, considerando la fastidiosa tosse, che deve rifare il tampone.

Il giorno dopo la chiama un altro medico dell’Usca: stesso test telefonico, stessa promessa. La domenica di Pasqua riceve la telefonata di un terzo medico che le dice di non conoscere la sua storia e di non riuscire a trovare la cartella che la riguarda. «La richiamo, signora». Il pomeriggio arriva la telefonata ma è di un altro medico. Ma ‘sto tampone quando ci sarà? «Sì - spiega il dottore - risulta che l’8 era stata fatta richiesta del tampone. Lo faremo subito dopo Pasquetta». Ma il giorno dopo la festa arriva la doccia fredda. L’ennesima telefonata dall’unità Covid: «Signora le comunico che lei esce dal programma Usca». Quindi è tutto a posto? Posso uscire dall’isolamento? «No, deve fare il tampone. Vi faccio sapere». Cala il silenzio fino a due sere fa quando un altro medico la richiama: «Il suo tampone è stato richiesto ma non è stato approvato. Se vuole essere sottoposta al tampone può rifare la procedura».

Ieri mattina un’altra telefonata dall’Usca: «Senta signora, la sua tosse non mi piace deve fare il tampone. Resti in isolamento, le faremo sapere».

In questa tela di Penelope s’imbriglia lo stato di salute di una donna che da un mese chiede di poter essere visitata da un medico. Covid o non Covid, bronchite o un qualunque altro problema di salute, resta il fatto che si sta perdendo tempo senza far nulla per bloccare l’evoluzione della patologia. E nel frattempo si «consiglia» alla donna di stare chiusa nelle quattro mura della sua camera senza avere contatti con i propri familiari. Siamo alla follia pura. In questo ginepraio di consigli, promesse, annunci e smentite ci si dimentica che si può morire anche di altro, non solo di Covid.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Marchio e contenuto di questo sito sono di interesse storico ai sensi del D. Lgs 42/2004 (decreto Soprintendenza archivistica e Bibliografica Puglia 18 settembre 2020)

Editrice del Mezzogiorno srl - Partita IVA n. 08600270725 (Privacy Policy - Cookie Policy - - Dichiarazione di accessibilità)