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Redazione on line
05 Gennaio 2019
Le compagnie telefoniche quando si tratta di incassare non guardano in faccia a nessuno. Provate a chiedere loro un rimborso, seppure legittimo e sacrosanto: nella migliore delle ipotesi arriverà a destinazione dopo cinque, sei mesi. E senza interessi. Nel percorso inverso, invece, le società diventano un fulmine. Un minimo ritardo nei pagamenti da parte dell’utente e scatta la mora. Anche di un solo centesimo.
È accaduto a un cittadino di Potenza che si è visto recapitare una bolletta dalla Telecom Italia per complessivi 4,77 euro di cui 0,01 di interessi, 3,99 di servizio produzione e spedizione fattura, 0,86 di Iva e 0,01 di importi fuori campo Iva. In pratica, si spende 4,76 euro per quel «maledetto» centesimo richiesto. Frutto, tra l’altro, non di distrazione dell’utente, ma di un intoppo tecnico nel rapporto bancario tra la Telecom Italia e l’istituto di credito del cittadino.
Un episodio analogo, ma per il consumo del gas, è avvenuto a dicembre del 2016. Protagonista un pensionato di Potenza a cui è stata inviata una bolletta per morosità pari a 0,01 centesimi. Una cifra «clamorosa» che poteva essere benssimo addebitata sulla prossima bolletta.
Ci arrivò, all’epoca, la precisazione dell’Italgas che ci spiegò come quella richiesta di pagamento era determinata dai sistemi di fatturazione computerizzati. Probabilmente è andata così anche per l’utente della Telecom Italia. Dietro ai computer ci sono persone: è a loro che chiediamo di prestare più attenzione per porre fine al paradosso di spendere di più nel chiedere gli interessi che pagare gli stessi.
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