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Favori cantina D'Angelo: condanna definitiva all'ex sindaco

 
Bianca Chiriatti

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Bianca Chiriatti

Favori cantina D'Angelo: condanna definitiva all'ex sindaco

Otto mesi per abuso d'ufficio ad Antonio Placido: fece riaprire la cantina favorendola

Giovedì 11 Ottobre 2018, 11:56

Condanna definitiva a otto mesi di reclusione per l’ex sindaco di Rionero ed ex parlamentare Antonio Placido. La condanna, resa definitiva dalla decisione con cui la Corte di Cassazione ha respinto il ricorso alla precedente univoca decisione sentenza di Corte d’Appello e Tribunale di Potenza, fa però riferimento proprio alla funzione di primo cittadino del centro della Basilicata Nord.
Placido è stato ritenuto responsabile del reato di abuso d’ufficio in relazione all’autorizzazione alla riapertura data a una cantina del paese, la «D’Angelo Snc», della quale, siamo alla fine del 2011, era stat disposta la chiusura dopo che un’ispezione aveva rilevato la presenza di molteplici e gravi carenze igienico-sanitarie.
In particolare l’Asl aveva chiesto il provvedimento di sospensioen e chiusura, ma Placido dapprima avrebbe avviato un procedimento amministrativo con avviso alla parte interessata, quindi poi emise un'ordinanza di sospensione dell'attività della cantina vinicola, che a distanza di pochi giorni revocò dapprima parzialmente e poi (due mesi dopo) totalmente, in assenza, è la contestazione che ha portato alla condanna, di alcuna interlocuzione con l'Asl ed il Nas dei Carabinieri che avevano effettuato i controlli.
Il difensore di Placido, l’avvocato Pietro Pesacane, aveva eccepito, tra l’altro, come la competenza di vigilare sulla materia nonfosse comunale e ils uo assistito fosse stato impropriamente chiamato a ciò, ma la Corte ha respinto la doglianza precisando che «l'attività di accertamento propedeutica all'adozione delle predette ordinanze sindacali deve essere espletata a cura dell'A.S.L., cui spetta la competenza ad adottare pareri ed atti di accertamento a carattere igienico-sanitario, mentre la competenza per l'adozione di eventuali atti inibitori per la carenza dei requisiti prescritti dalle pertinenti normative spetta all'Autorità comunale». Per i giudici, insomma, sarebbe fondato il «quadro ricostruttivo dell'intenzionale volontà dell'imputato di favorire la ditta ed evitarne la chiusura - nonostante le gravi carenze igienico-sanitarie obiettivamente accertate - in un periodo evidentemente foriero di consistenti profitti».

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