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Puglia, quei cortei spontanei per il 25 aprile: così arrivò la notizia della Liberazione

 
Vito Antonio Leuzzi

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Vito Antonio Leuzzi

Puglia, quei cortesi spontanei per il 25 apriole: come arrivò la notizia della Liberazione

Sulla «Gazzetta» il titolo vittorioso con il saluto di Bari agli italiani del Nord dai Comitati CLN

Sabato 25 Aprile 2020, 13:14

20:06

La notizia dell’insurrezione e della liberazione delle grandi città del Nord da parte del movimento partigiano e dell’esercito alleato si diffuse in Puglia sul finire d’aprile del 1945. In tutta la Puglia si formarono cortei improvvisati, come era avvenuto un anno prima con la liberazione di Roma, con la partecipazione di molti profughi che aspettavano da tempo di rientrare al centro Nord.

La Gazzetta del Mezzogiorno il 28 aprile 1945, con grande evidenza, pubblicò la notizia dell’assunzione da parte del Comitato di Liberazione Nazionale del governo provvisorio dell’Alta Italia e dette risalto al saluto «di Bari agli Italiani del Nord» da parte del CLN provinciale. In tutta la regione le manifestazioni per la Liberazione s’intrecciarono con quelle del Primo Maggio e si svolsero all’insegna della solidarietà, della pace e della unità nazionale. Alla vigilia della festa dei lavoratori, la Camera del Lavoro provinciale con un comunicato esaltò «l’eroismo del popolo che dopo la tirannide fascista ha saputo riconquistare il suo antico prestigio».

La manifestazione più significativa si svolse nel Sud Est barese, a Turi dove convennero, il 29 aprile, migliaia di lavoratori dai centri vicini, anche a piedi o con le biciclette, per rendere omaggio ad Antonio Gramsci, nell’anniversario della morte (27 aprile 1937 a Roma), detenuto per diversi anni nel penitenziario della città. Il ministro delle Finanze, Antonio Pesenti, che rappresentava il partito comunista nel governo di Unità Nazionale, presieduto da Bonomi, ricordò, con un commovente discorso, questo grande italiano, simbolo della lotta contro la dittatura e del riscatto dei lavoratori soffermandosi sul grande significato della lotta di liberazione . Con la resistenza, infatti il popolo italiano aveva difeso il diritto alla libertà, all’indipendenza e all’unità minate dalle vicende catastrofiche dell’8 settembre.

La resistenza, secondo lo storico Francesco Barbagallo «si configura quindi come il momento essenziale del riscatto italiano dopo la disfatta del fascismo e, come tale, rappresenterà il carattere più elevato e il connettivo più solido per la ricostruzione dello Stato e la riunificazione della comunità nazionale». Non bisogna dimenticare che migliaia di pugliesi e meridionali emigrati a Torino e Milano negli anni Venti e Trenta, tra cui molte donne, consolidarono la lotta clandestina e la resistenza in Piemonte, in Lombardia, in Liguria, in Emilia-Romagna e in Veneto.

La Puglia, un anno e mezzo prima, nel settembre 1943 aveva subito tutte le conseguenze della violenza azione dell’esercito tedesco in ritirata, con una serie di stragi e misfatti che avevano evidenziato le caratteristiche della vendetta e dell’odio razziale contro gli italiani. Con la liberazione a partire dal settembre 1943 le maestranze operaie degli arsenali ed i lavoratori portuali di Taranto, Brindisi, Bari, sostennero lo sforzo bellico degli angloamericani sino all’ultimo. Senza dimenticare che in Puglia si costituì la prima formazione militare che s’impegnò con coraggio a fianco degli Alleati (battaglia di Montelungo e liberazione di Bologna), fornendo un contributo non secondario alla liberazione definitiva dell’Italia.

Il richiamo alla Resistenza ha rappresentato nella storia dell’Italia repubblicana, dal Sud al Nord, la spinta più autentica per il rinnovamento della cultura politica ed etico-civile del paese. La Resistenza restituì, tra l’altro, ad un intero popolo, come ha scritto Italo Calvino, la gioia della parola libera, «la rinata libertà di parlare».

Mentre lo scrittore Carlo Levi, alcuni mesi dopo la liberazione, descrisse la volontà degli italiani di tornare a viaggiare, di sottrarsi alla paura, alle restrizioni, ai nascondigli, ed affermava: «Il corpo dell’Italia pestato dalle bombe e dagli eserciti tornava a respirare».

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