Sabato 06 Settembre 2025 | 18:12

Il saluto del questore Massimo Modeo: «Lascio Lecce col cuore in subbuglio»

 
Fabiana Pacella

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Fabiana Pacella

Il saluto del questore Massimo Modeo: «Lascio Lecce col cuore in subbuglio»

Il monito: «I sindaci non si limitino a segnalare i problemi». L'emergenza: «La diffusione della droga fra giovani e adulti»

Martedì 06 Maggio 2025, 16:42

16:43

LECCE - Gli scatoloni sparsi in ufficio sono quasi tutti chiusi. Le emozioni no. Ché quelle non si possono inscatolare né trattenere. S’avvertono come fulmini negli occhi e tremano, gentili, nel timbro di voce di Massimo Modeo, che lascia l’incarico di questore di Lecce, dopo meno di due anni, per volare a Roma, direzione ministero dell’Interno. Da domani dirigerà la segreteria del dipartimento Analisi coordinamento e documentazione.

Abbiamo di fronte l’uomo, il suo sentire. Un turbinio interiore di ricordi e progetti, il presente di abbracci e arrivederci.

Chi è Modeo adesso, rispetto a quell’uomo pieno di entusiasmo arrivato a Lecce nell’estate 2023?

«Un uomo cambiato, più ricco, sia dal punto di vista umano che professionale. Credo di aver mantenuto la promessa di non stravolgere niente. La questura era ed è allineata, in equilibrio. Di mio ho dato proprio quell’entusiasmo che lei riscontrò allora, il mio modo di lavorare in squadra, con i commissariati, con tutte le forze, le competenze e le persone che abbiamo. Ecco, lascio un’impronta di tipo manageriale, un clima di grande serenità con ancora più tensione professionale, perché noi lavoriamo per dare sicurezza».

Quale fu la prima cosa che tirò fuori dagli scatoloni appena entrato nell’ufficio di viale Otranto?

«La Vittoria Alata, che mi era stata donata dai colleghi della questura di Brescia».

Quale invece la prima che metterà sulla scrivania al ministero?

«Un pumo portafortuna ricevuto in regalo».

C’è sempre il fattore umano, dunque, nel serbatoio del suo andare. Traspare da quegli oggetti come dai disegni e dalle foto sparsi sui muri e nelle stanze della questura…

«Il rapporto con la gente, con i bambini, i ragazzi…quel cammino di legalità straordinario con le mille iniziative portate avanti, gli incontri nelle scuole, le tematiche stringenti come bullismo, cyberbullismo, violenza di genere. E poi il lavoro di squadra anche oltre la questura, con le altre forze di polizia, per il territorio, la comunità. Sono felicissimo di questo, della fortuna di aver lavorato in tale direzione e con queste modalità, gli uni accanto agli altri, senza divisioni, senza contrasti ma con grande collaborazione. Il cittadino lo percepisce, lo apprezza e acquista fiducia».

Lei è un questore di prossimità, che ha costruito un rapporto orizzontale con la comunità. Non è da tutti.

«Vede, oggi sono un questore. Un giorno non lo sarò più ma sarò sempre io, Massimo Modeo. E se avrò costruito rapporti di rispetto con gli altri, ovunque mi avrà portato il mio lavoro, troverò degli amici e delle strette di mano. E questo conta, nella vita».

Che provincia lascia?

«Sono abituato a guardare al lungo periodo, il nostro lavoro dev’essere un investimento costante, per il futuro di un territorio. Oggi vedo ad esempio una Gallipoli completamente bonificata dal turismo violento e da abusi datati, sere fa ho notato proprio nella località jonica un albergo cinque stelle lusso e l’ho visto come un baluardo di legalità perché evidentemente ci sono le basi per costruire un turismo migliore, differente, sano. Penso anche all’attenzione alla violenza di genere e ai provvedimenti adottati in questa direzione, all’esplosione degli ammonimenti, alle misure patrimoniali per depotenziare la criminalità organizzata. È un successo, non mio ma del territorio e della squadra-Stato in cui ognuno fa il suo dovere».

Prima della mafia, che è presente ovunque nel mondo senza distinzioni di paralleli e meridiani, qual è la vera emergenza in terra salentina?

«L’assunzione di sostanze stupefacenti. Abbiamo i minorenni che ne fanno uso, come i loro genitori, una piaga trasversale a ceti sociali e fasce d’età. Il Salento non teme il confronto da questo punto di vista con realtà più ricche economicamente e grandi città, pensi, da qui l’allarme. La necessità di essere performanti a tutti i costi, la non accettazione della normalità, della stanchezza, il confronto con modelli non reali sono trappole molto pericolose».

Cosa pensa degli amministratori pubblici?

«L’attuale architettura giuridica permette ai sindaci di avere poteri non da poco, non basta dunque segnalare al Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica ciò che non va, non è così che si tiene la coscienza a posto. Occorre andare in profondità, perché gli amministratori hanno il polso della situazione, conoscono lo stato di salute della loro comunità, hanno gli strumenti per comprendere chi adotta comportamenti poco limpidi che possono essere segnalati alle forze dell’ordine, collaborando. È importante non rimanere in superficie. Quello c’è da fare, c’è bisogno di più sensibilità alla legalità da parte di chiunque».

A poche ore dalla partenza da Lecce, qual è il dispiacere più grande, dal punto di vista umano?

«Lasciare una terra straordinaria, che ti consente di fare una pausa di lavoro con la tua famiglia al mare, solo percorrendo pochi chilometri. Una terra, che poi è quella in cui sono nato, in cui ci si sente tutti vicini e sempre a casa».

Ricoprirà un ruolo importante, con responsabilità diretta della sala situazione, della sicurezza e della batteria, il gruppo di 30 uomini a disposizione delle alte cariche dello Stato. Le brillano gli occhi, ma il suo cuore come sta?

«In subbuglio. Per questo i rapporti umani sono fondamentali».

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