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Anfiteatro romano a Lecce, 18 milioni per recuperare lo scavo nascosto

Anfiteatro romano a Lecce, 18 milioni per recuperare lo scavo nascosto

 
Gaetano Gorgoni

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Gaetano Gorgoni

Anfiteatro romano a Lecce, 18 milioni per recuperare lo scavo nascosto

La ripresa dei lavori interrotti prima della Seconda guerra mondiale. D’Andria: «Vogliamo rendere fruibili anche le parti sotterranee»

Domenica 30 Marzo 2025, 12:03

LECCE - È tutto pronto per riscoprire la città romana che giace inesplorata sotto alcune vie del centro storico. Le risorse ci sono per continuare quei lavori che si sono fermati prima della Seconda Guerra Mondiale. C’è un affaccio nascosto sull’Anfiteatro Romano, in Vico Della Bagliva, che si può raggiungere percorrendo via Alvino, lasciandosi alle spalle piazza Sant’Oronzo, ed entrando in una strettissima via che si trova prima di un piccolo forno. La strada diventa più alta: sotto c’è l’Anfiteatro, ma probabilmente anche i resti della Lecce medioevale. Quel punto si raggiunge attraversando una piccola strada laterale, dietro alla chiesa Santa Maria delle Grazie, che alla fine presenta un «buco archeologico dimenticato». Lo scavo mai terminato da Cosimo De Giorgi risale al 1938, quando è stato portato alla luce l’Anfiteatro: ora è nascosto e recintato (la prima ringhiera in ferro fu apposta dall’ingegnere Gatto, poi sostituita dalla balaustra in pietra).

I 18 milioni messi a disposizione dal governo servono per recuperare e rilanciare quella scoperta, ma soprattutto per scavare sotto le vie del centro storico, facendo venire alla luce solo la parte dell’Anfiteatro che ora si trova sotto via Alvino. Di questa operazione straordinaria si occuperanno tre architetti selezionati dalla sindaca Adriana Poli Bortone: Alfredo Foresta, Andrea Mantovano e il prof. Francesco D’Andria. In campo ritorna anche il progetto realizzato nel 2014, con un ponte per rendere accessibile il monumento romano di Piazza Sant’Oronzo, che potrebbe essere ripensato come una passerella che si allunga anche nella parte da scoprire rinunciando definitivamente alla strada di fronte all’anfiteatro.

Per quanto riguarda lo «scavo abbandonato» nel Vico della Bagliva, scendendo si potrebbe rispondere a diverse domande: ad esempio, si potrebbe capire se l’attuale chiesa è stata edificata sulle arcate superiori dell’anfiteatro o su un’antica chiesa paleocristiana. Nessuno si è più curato di quell’affaccio secondario, oggi chiuso con griglie metalliche. Poi c’è anche una cancellata che non si capisce da chi sia stata messa. Da quel lato, un tempo, ci si poteva affacciare. «Il sindaco Poli Bortone ha nominato un tavolo di lavoro per la valorizzazione dell’Anfiteatro: l’obiettivo è di rendere fruibili tutte le parti del monumento romano, anche quelle nascoste sotto terra - spiega il professor D’Andria - Per quanto riguarda l’affaccio nascosto, bisogna trovare altri sistemi per rendere più fruibile quello scavo interrotto, che dovremo riprendere. Dobbiamo rendere visitabile anche la parte che si trova sotto la Banca Monte dei Paschi di Siena. Bisogna trovare il modo di rendere visibili tutte le parti, compresa quella delle arcate che si trovano sotto la banca. L’edificio MPS ha dei sotterranei dove sono visibili diverse parti dell’Anfiteatro e anche lì dobbiamo trovare il modo di rendere ogni parte fruibile». Il noto archeologo leccese chiarisce che gli scavi fatti negli anni ‘30 devono essere valorizzati e completati: «La mia impressione è che ci siano delle fortificazioni di età medievale, che si agganciavano a una struttura forte come l’Anfiteatro. C’è ancora tanto da scoprire, tanto da fare».

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