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Lecce, il pm onorario che si fingeva medico per palpare le donne: «Così le spogliavo»

 
Linda Cappello

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Linda Cappello

Lecce, il pm onorario che si fingeva medico per palpare le donne: «Così le spogliavo»

In alcune circostanze il 58enne Zito avrebbe soltanto assistito, in altre avrebbe partecipato attivamente alla visita nelle vesti di “collega” del cardiologo. Con la scusa di permettere al cardiologo di trovare il cuore, avrebbe anch’egli palpeggiato i seni della paziente.

Mercoledì 19 Giugno 2024, 21:11

16 Novembre 2024, 18:52

LECCE - Si sarebbe spacciato per un medico cardiologo – indossando persino un camice bianco – con l’intendo di palpeggiare ignare pazienti e, ove possibile, riprenderle a seno nudo con il telefonino. Con l’accusa di violenza sessuale di gruppo è finito agli arresti domiciliari l’avvocato Antonio Zito, 58 anni, residente a Lizzano, in provincia di Taranto, all’epoca dei fatti vice procuratore onorario presso il Tribunale di Lecce. Destinatario del medesimo provvedimento anche Giovanni Vetrone, 60 anni, cardiologo in servizio presso l’ospedale “Fatebenefratelli” di Benevento. Le misure sono state eseguite dai finanzieri del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Lecce, agli ordini del tenente colonnello Giulio Leo.

Nei giorni scorsi la Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso della difesa contro l’ordinanza del Tribunale di Napoli che disponeva l’arresto di entrambi, limitatamente alla sola accusa di violenza sessuale di gruppo. Nei loro confronti, però, la procura ipotizza anche i reati di interferenze illecite nella vita privata, esercizio abusivo della professione: per Vetrone c’è anche la diffusione illecita di immagini sessuali.

I fatti si riferiscono ad un periodo di tempo compreso fra l’ottobre 2022 e il febbraio 2023.
Sarebbero tre, stando alle contestazioni contenute nel capo di imputazione, le presunte vittime. Ma non è escluso che possano essere di più.

Vetrone avrebbe indotto le pazienti a spogliarsi, lasciandole a seno nudo, palpeggiandole con il pretesto di dover posizionare gli elettrodi nel corso di una visita specialista. In alcune circostanze Zito avrebbe soltanto assistito, in altre avrebbe partecipato attivamente alla visita nelle vesti di “collega” del cardiologo. Con la scusa di permettere al cardiologo di trovare il cuore, avrebbe anch’egli palpeggiato i seni della paziente.

In un caso, l’avvocato avrebbe persino ripreso – ovviamente di nascosto – una donna in stato di gravidanza. “Questa l’ho chiamata io”, avrebbe precisato il cardiologo: secondo i giudici, la scelta sarebbe caduta su di lei poiché “corrispondeva ai requisiti ricercati dagli autori del reato di giovinezza e prosperosità”.

Un’altra paziente, al momento non ancora identificata, sarebbe stata palpeggiata e toccata nella zona pubica. Pazienti, dunque, ma non solo. Perché i magistrati sostengono che Vetrone abbia ripreso – posizionando una telecamera nel bagno dell’ospedale – persino un’infermiera, mentre la stessa si toglieva il camice e la biancheria intima per espletare bisogni fisiologici. Il video sarebbe stato poi inviato a Zito tramite WhatsApp. I giudici del riesame attribuiscono particolare valenza probatoria ad una conversazione telefonica fra Zito ed un suo conoscente, in cui l’avvocato dice: poi le altre ehh erano tutte di una certa età anche se un paio, erano non c'è male diciamo, una...era una bella cicciona, me l ’ha fatta toccare tutta, perchè mi ha detto «mantienimi il seno che non riesco a trovare il cuore» e quindi glie ho presa in mano e niente ho fatto le riprese sia con il cellulare che con il router...ovviamente quella che io ho presa in mano, con il cellulare no si vede perchè lo poggio...”.

Fra le persone offese spunta anche il nome di una giovane praticante del foro di Taranto.

In un primo momento il gip aveva respinto la richiesta di arresto nei confronti dei due, ritenendo che le intercettazioni telematiche – avviate grazie ad un trojan – non potessero essere utilizzabili perché disposte nell’ambito di un altro procedimento, che vede Zito indagato dalla procura di Potenza per presunti illeciti relativi al suo ruolo di vice procuratore onorario, funzione ora non più ricoperta.

Il pubblico ministero aveva proposto appello, e il riesame nel dicembre scorso aveva disposto per entrambi gli arresti domiciliari, relativi però alla sola ipotesi di violenza sessuale di gruppo. La misura è stata eseguita dopo il verdetto della Cassazione, ma il pm ha proposto un nuovo appello in relazione alla misura non concessa per gli altri capi d’accusa contestati. Le indagini sono ancora in corso, tant’è che sono state acquisite agli atti del fascicolo le denunce delle presunte vittime. 

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