In Puglia e Basilicata
Il caso
Gli effetti del rogo a Minervino di Lecce
26 Giugno 2022
Redazione online
LECCE - Fuoco ad un campo di grano da 20 ettari nel feudo di Minervino di Lecce, ad una settimana dal raccolto. Il rogo è stato appiccato la notte di San Luigi. Fortunatamente l’umidità così elevata di questi giorni ha bagnato le spighe e i tentativi messi a segno dal piromane, ben cinque, in altrettante aree della distesa di «mare giallo», non sono andati a buon fine. «È stato un miracolo che non sia andato tutto distrutto», commenta amareggiato Donato Caroppo, che insieme al figlio conduce un’azienda agricola multifunzionale specializzata nella coltivazione di cereali e nella produzione di prodotti da forno a km zero.
«L’altra mattina sono andato in campagna a controllare gli ultimi giorni di maturazione delle spighe ed ho visto cinque zone completamente bruciate – racconta l’imprenditore agricolo –. È davvero solo una fortunata coincidenza che non sia andato a fuoco l’intero raccolto, ben 20 ettari di grano “senatore cappelli”». Del piromane non c’è al momento alcuna traccia. L’episodio è stato denunciato alla stazione dei carabinieri di Minervino ed è stato anche informato il prefetto di Lecce, Maria Rosa Trio.
Dopo l’esplosione della guerra in Ucraina, nazione considerata il granaio d’Europa, molti coltivatori salentini, seguendo il trend italiano, hanno deciso di tornare a coltivare grano, una coltura che negli ultimi anni si era ridotta a poche centinaia di ettari in tutto il Salento. Caroppo ad ottobre ha deciso di piantare 20 ettari di grano “senatore cappelli”, una varietà molto pregiata, per poter aumentare la quota di autonomia di questo prezioso alimento, ad uso delle aziende locali oltre che del proprio panificio.
«Pensare a quanto bisogno ci sia al momento di grano in tutto il mondo rende questo gesto ancora più incomprensibile e scellerato», punta il dito l’imprenditore. «Per questo ho chiesto l’intervento del Prefetto, proprio per sensibilizzare le forze dell’ordine e l’opinione pubblica rispetto a quanto è successo. Chi brucia il grano odia la vita, perché il grano è vita», ribadisce Caroppo.
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