Una “mappa” delle zone della città a rischio coprifuoco dopo le 21 nel caso in cui un’improvvisa crescita dei contagi dovesse imporre una stretta effettiva. Un piano da tenere nel cassetto, almeno per ora, e da tirare fuori solo in caso di vero bisogno.
Dopo l’ultimo Dpcm, il sindaco Carlo Salvemini indica quali potrebbero essere le zone più attenzionate, sebbene, dice «per il momento non chiederemo chiusure, data la situazione tranquilla di Lecce dal punto din vista dei contagi». Ma aggiunche che «se dovesse manifestarsi in sede di Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza l’esigenza indifferibile di chiudere, a fronte di una crescita esponenziale del contagio, credo che bisognerebbe intervenire su più strade e piazze, data la natura “policentrica” della movida leccese. Ad esempio, dal Corso Vittorio Emanuele e piazzetta Santa Chiara a via Trinchese, dalla Galleria Mazzini a piazzetta Alleanza, all’ex Convitto Palmieri. Questo, però, solo nei fine setimana».
Salvemini, tuttavia, non nasconde le sue perplessità sulle indicazioni dell’ultimo Dpcm, proprio in merito alle responsabilità delegate alle municipalità. Incombenze accolte con scetticismo da molti sindaci che hanno aderito all’appello di Upi e Anci per la correzione del nuovo decreto. «Nessuna fuga dalle responsabilità - ha tenuto a chiarire Salvemini - nessuna contrapposizione polemica. Solo consapevolezza piena dell’importanza di adeguare i provvedimenti alle risorse disponibili e alle situazioni di rischio sui territori. Il Governo aveva affidato ai sindaci la decisione di un eventuale coprifuoco in zone urbane a rischio assembramento. Poi, ha eliminato il termine “sindaco”, cambiando la forma ma non la sostanza dei fatti». Il sindaco aveva già spiegato come sarebbe opportuna una diversa impostazione «o un’assunzione di responsabilità del Governo nazionale, che preveda ovunque coprifuoco dalle 21, che non mi sento di suggerire, con impiego di forze di polizia ed esercito. Oppure, diversamente, una valutazione che non può essere delegata ai sindaci ma differenziata a livello centrale, sulla base di dati epidemiologici noti per comuni, province, regioni. In questi mesi - continua Salvemini - i sindaci hanno dimostrato di saper garantire la tenuta delle rispettive comunità senza mai sottrarsi ai propri doveri. Ora i sindaci sono pronti a dare il massimo della collaborazione al Governo per gestire questo drammatico passaggio della vita del Paese ma nella consapevolezza piena dell’importanza di adeguare i provvedimenti alle risorse disponibili e alle situazioni di rischio sui territori».
«Non ci sentiamo colti di sorpresa - è il commento del sindaco di Copertino, Sandrina Schito, che rammenta come la situazione sul suo territorio sia ad oggi pressoché stabile con quattro cittadini positivi al Covid e nove in quarantena fiduciaria. «Se si esclude qualche comportamento sporadico sul mancato uso delle mascherine - afferma Schito - i copertinesi sembrano osservare le regole. Nelle prossime ore disporrò un’ordinanza per la chiusura alle 18 del distributore automatico di bevande in via Re Galantuomo, da sempre luogo di ritrovo di adolescenti. Intanto stiamo monitorando con attenzione il territorio».
Per il sindaco di Tricase, Antonio De Donno, «il nuovo Dpcm, pur non contemplando la parola Sindaci, avrebbe lasciato responsabilità in capo alle amministrazioni locali che nessuno dei Sindaci può assumersi. Occorre chiarire a chi spetti l'eventuale chiusura di aree ben delimitate - afferma - e con quali risorse umane si possa garantirne il controllo. Non è nelle disponibilità dei Sindaci l'applicazione di una disposizione di tale portata».
Anche in qualità di presidente regionale dell’Unione delle Province d’Italia pugliesi, il sindaco di Gallipoli Stefano Minerva oltre che della Provincia di Lecce, Stefano Minerva ritiene che «il Governo abbia voluto evitare il vero e proprio “coprifuoco” generalizzato ed abbia interpretato l’esigenza di differenziare il provvedimento di chiusura di strade e piazze in base alle situazioni locali, lasciando ai sindaci la valutazione dell’eventuale intervento tenendo conto degli indici di contagio registrati. In Puglia - dice - vi sono “zone rosse” proprio per l’elevato numero di contagi ed i sindaci hanno la possibilità di disporre il coprifuoco per evitarne l’aumento. A Gallipoli - aggiunge - non sarà chiuso alcunché perché non esistono i presupposti per farlo considerato che non ci sono casi di Covid e non si verificano gli assembramenti con i numeri delle grandi città».
Ad escludere ulteriori prescrizioni ad Otranto - oltre a quelle indicate dal Dpcm - è il sindaco Pierpaolo Cariddi. «La città dei Martiri - dichiara - non conosce movida invernale e quindi non c’é necessità di particolari controlli né di mettere in atto misure aggiuntive a quelle emanate su tutto il territorio nazionale».
A Maglie i controlli sono serrati e a tappeto. Da qualche giorno la Polizia locale ha un turno notturno ed è affiancata dalla Protezione civile. Ma tutti i giorni migliaia gli studenti si riversano per le strade all’entrata ed all’uscita da scuola. «L’impegno - dichiara il sindaco Ernesto Toma - è controllare che tutto si svolga nel rispetto della normativa anticontagio e che i locali rispettino gli orari di chiusura. Fino ad oggi sono stati eseguiti numerosi controlli e non è emerso nulla di irregolare». Perciò il primo cittadino non ritiene sia il momento di adottare misure precauzionali aggiuntive a quelle previste dal Governo. «Siamo stati gravati di ulteriori responsabilità che Roma ci ha voluto scaricare - conclude Toma - ce ne faremo carico se si darà il caso che, per fortuna, al momento non è dato».
(foto Massimino)