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Nardò, ombre sugli affidamenti: un dossier della Polizia

 
Biagio Valerio

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Biagio Valerio

Nardò, ombre sugli affidamenti: un dossier della Polizia

Il sospetto: servizi assegnati a parenti di due amministratori comunali. Un’informativa degli agenti della Divisione Anticrimine delinea i contorni di una presunta parentopoli. Sono almeno tre i casi al vaglio

Venerdì 29 Maggio 2020, 09:54

LECCE - L’ombra di una “parentopoli” si addensa sul Comune di Nardò. I sospetti sono contenuti in una dettagliata relazione della Divisione Anticrimine della Questura, trasmessa alla Procura della Repubblica, in cui è segnalata una serie di presunte anomalie nell’iter di formazione degli affidamenti a privati.

I casi presi in esame sono sicuramente tre, in questo filone che riguarda affidamenti diretti di beni e servizi da parte dell’Amministrazione comunale guidata da Pippi Mellone, per fatti amministrativi e gestionali avvenuti negli anni 2017 e 2018 e che, in alcuni casi, hanno prodotto effetti anche per gli anni a venire.

L’informativa, chiusa nel febbraio scorso, è stata depositata in Procura alla fine dello stesso mese. Considerato il contenuto, è ragionevole supporre che sia all’attenzione di uno dei sostituti procuratori che coordinano le indagini sui reati contro la pubblica amministrazione. Dall’attività svolta dagli investigatori della Divisione Anticrimine, infatti, vengono sollevati dubbi sull’affidamento diretto che sarebbe stato effettuato a favore di soggetti legati da rapporti di parentela a due amministratori comunali. Solo sospetti - va ribadito - che adesso devono essere vagliati dal magistrato che potrà disporre eventuali approfondimenti per dare consistenza a quanto contenuto nell’informativa.

A mettere in moto l’attività della Divisione Anticrimine sono state alcune segnalazioni raccolte dagli investigatori in relazione ad affidamenti diretti e senza gara e altre fonti che sono, al momento, riservate. Si tratta di attività comunali già avviate negli anni passati e comunque perfezionate sotto la gestione dell’attuale esecutivo e dell’attuale Amministrazione, che si sono concluse con l’affidamento di beni e l’espletamento di servizi a cooperative o ditte i cui soci avrebbero forti legami di parentela con il sindaco e un altro componente della giunta comunale in carica. A questa operazione, scandita dall’acquisizione di delibere di giunta (che sono attualmente pubblicate sull’albo pretorio, la “memoria” pubblica degli atti amministrativi) è seguita la sovrapposizione di visure camerali (effettuate sempre dalla polizia) riguardanti le ditte che si sono aggiudicato i servizi.

Da lì sono emersi i punti di contatto, cioè le parentele, tra gli aggiudicatari e gli attuali amministratori comunali. Il tratto più qualificante e più importante dell’indagine della Divisione anticrimine riguarda, infatti, l’incrocio di questi dati con la documentazione anagrafica delle famiglie dei pubblici amministratori della città. L’intera attività si è svolta nel corso del 2019 e si è conclusa all’inizio del 2020 con un dossier di sette pagine che - come si diceva - la Divisione anticrimine, ha trasmesso da alcuni mesi in procura.

L’attività di “costruzione” dell’informativa ha avuto necessità di un lungo lavoro preparatorio con acquisizione di delibere di giunta, determinazioni dei dirigenti comunali, impegni di spesa e atti di liquidazione degli importi. Oltre, come si è detto, alla ricostruzione anagrafica delle parentele la quale ha offerto sorprendenti risultati.

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