«Chiusi. Il Politeama Greco e la Multisala Massimo di Lecce resteranno chiusi». Amarezza e rabbia nelle parole di Sonia Greco, direttore artistico e «custode» nel segno di una continuità generazionale del Teatro di Tradizione della città, dirigente del cinema in viale Lo Re, nonché rappresentante provinciale per la Puglia dell’Anec, Associazione nazionale esercenti cinema.
Una reazione veemente e preoccupata all’indomani dell’Dpcm che norma la riapertura di cinema e teatri - dopo il lockdown causato dall’emergenza Covid-19 - a partire dal 15 giugno con la presenza di 200 persone in sala, «tutto compreso», spettatori, artisti, maschere, addetti del teatro...
Un po’ di cifre: il Politeama Greco, impresa privata, in platea dispone di 700 poltrone, più i palchi per 240 o 250 persone, più il loggione con 60 posti. Quando approda una compagnia si trasforma, a seconda dei numeri del suo staff, in un piccolo paese di circa 1400 «abitanti».
Il Coronavirus è sempre tra noi, a suo avviso, come coniugare esigenze di sicurezza e lavoro per gli operatori dello spettacolo?
«Le condizioni che ci impongono sono impossibili, il teatro va vissuto al completo, come si fa a pensare a 120 spettatori “eletti” in sala a chissà quale costo del biglietto, poi un’orchestra distanziata, il personale, i tecnici, i vigili del fuoco e il resto... con i concerti o altri spettacoli all’aperto forse si può fare, 1000 posti, e vabbè. Perciò, al netto dei tamponi che dovrebbero fare a chiunque, è meglio attendere il mese di ottobre per verificare l’andamento del virus e le condizioni di lavoro».
Ma voi operatori privati a livello regionale o nazionale siete stati consultati prima del Dpcm?
«Mi risulta che non abbiano tenuto conto delle nostre richieste. Le norme che hanno deciso sono una provocazione per i privati, sono inapplicabili. Il teatro pubblico non ha i nostri problemi, c’è lo Stato che lo aiuta. Per noi è diverso, se non lavoriamo a pieno regime non ce la facciamo. Tenga conto che nei mesi di lockdown abbiamo continuato a pagare le tasse, Imu, Tari, eccetera, per non parlare della cassa integrazione dei nostri dipendenti: nessuno ha visto un euro e abbiamo anticipato noi. Sa cosa le dico? Che è solo una manovra per risparmiare questi soldi, prima ci fanno chiudere l’attività e ora ci scaricano le conseguenze».
Quanti dipendenti ha il Politeama?
«Una quindicina, ma bisogna aggiungere l’indotto nei periodi di maggiore attività, ditte, servizi, audioservizi, facchini per carico e scarico delle compagnie. È un mondo...».
Molti degli spettacoli della stagione teatrale del Politeama sono già stati spostati in autunno.
«Certamente, abbiamo comunicato ogni aggiornamento di date. Il 16 giugno avevo Pintus col teatro sold out. Cosa avrei dovuto fare? Spalmare lo spettacolo in più serate? È surreale».
Giugno è in genere il mese riservato ai saggi di danza.
«Anche qui, c’è idea della quantità di maestre, bambini e famiglie che fanno parte di quest’universo? Come si potrebbe sanificare camerini, scena e sala ad ogni cambio?».
E la Multisala Massimo?
Riguardo al cinema, posti a sedere a parte, non ci sono film di pronta programmazione a sufficienza. Ogni cosa è stata fermata, a cominciare dalle troupe».