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«Breast Unit», cresce del 18% sopravvivenza dal cancro al seno

 
Monica Carbotta

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Monica Carbotta

«Breast Unit», cresce del 18% sopravvivenza dal cancro al seno

Il punto della situazione in Salento: «I viaggi della speranza sono inutili. Bisogna coinvolgere i medici di base»

Martedì 26 Marzo 2019, 10:10

«Chi viene curato nella Breast Unit ha una sopravvivenza al cancro della mammella che aumenta del 18%. L’approccio multidisciplinare offerto da queste unità affronta a 360 gradi la patologia», lo sottolinea il senologo Luigi Manca, vicepresidente della Commissione sanità della Regione. «Ma queste Breast Unit vanno pubblicizzate, quelle accreditate dalla Regione Puglia sono eccezionali, non c’è necessita di andare fuori sede» prosegue Manca. Sono 636 gli interventi chirurgici per tumore della mammella eseguiti a Lecce e provincia nel 2018, secondo dati Aress. Ogni anno tra le 550 e le 600 donne leccesi ricevono la cattiva notizia della diagnosi. Proprio la diagnosi precoce, insieme alle sempre più innovative terapie mediche oncologiche personalizzate garantite dalle quattro Breast Unit riconosciute dalla Regione (cioè quella della Asl di Lecce che comprende il Vito Fazzi ed il Sacro Cuore di Gallipoli, la clinica Città di Lecce ed il Panico di Tricase), offrono un approccio funzionale alle nuove esigenze di cura. Ma per avviare bene il meccanismo di presa in carico della paziente è determinante un sinergico collegamento con tutti i medici di famiglia, veri avamposti della salute dei cittadini. Il quartier generale dell’ordine dei medici di Lecce, sotto l’egida della Susan G. Komen Italia per la lotta ai tumori al seno, serra le fila dei medici di base per sensibilizzarli a essere sentinella tempestiva di diagnosi salvavita.


E proprio nei giorni scorsi, nella sede dell’Ordine dei medici di via Nazario Sauro si è tenuto un incontro che ha visto confrontarsi specialisti provenienti da tutta la regione, tra cui Luigi Manca, con i medici di base leccesi. “SE NOn ti informi” questo il tema scelto dai presidenti del convegno Filippo Anelli, presidente nazionale dell’Ordine dei medici, e da Linda Catucci, presidente regionale della S. G. Komen. Il padrone di casa Donato De Giorgi, presidente dell’Omceo leccese, assieme al suo vice Luigi Peccarisi, hanno illustrato la situazione delle quattro Breast Unit salentine accreditate: «Ci sono tante professionalità che convergono nella presa in carico della paziente», ribadisce De Giorgi ricordando che da pochissimo è stato anche attivato un PDTA regionale per la mammella. Ma avverte: «Anche per questa patologia, che richiede l’impiego di tante professionalità e tante risorse, ha una rilevanza fondamentale il medico di medicina generale». A conferma, Linda Catucci ha raccontato di avere avuto «un bravissimo medico di base che ha immediatamente riconosciuto la problematica e mi ha dato subito le giuste indicazioni. È fondamentale fornire le giuste indicazioni ed indirizzare verso queste Breast Unit che fanno la differenza». Il cittadino non le conosce e rischia di brancolare nel buio della disinformazione o intraprendendo ormai inutili viaggi della speranza, ripetono i professionisti in coro.

Inoltre per Franco Lavalle, vicepresidente dell’Ordine dei medici di Bari, «c’è difficoltà di interazione tra i vari medici che non riescono a dare le giuste indicazioni dei percorsi da seguire». Quindi il problema principale sembra quello della corretta veicolazione delle informazioni al paziente. Il referente dell’area Salento ROP, Gaetano Di Rienzo, conferma che «nel Salento c’è la massima possibilità di cure adeguate sia dal punto di vista chirurgico che delle terapie complementari». Per Di Rienzo inoltre «nel territorio il numero di casi di tumori della mammella è stabile». Sottolineato anche il ruolo cruciale degli anatomopatologi, rappresentati tra gli altri da Giuseppe Antonio Colucci, Leonardo Restae Carlo Olla. Proprio Colucci, insieme al chirurgo Giuseppe Quarta e al chirurgo senologo Cosimo Durante, in team con un chirurgo plastico ogni giovedì incontrano insieme le pazienti, al «Sacro Cuore» di Gallipoli: «Facciamo un ambulatorio multidisciplinare di Breast Unit Care. Lo facciamo in comune», raccontano insieme i tre professionisti a margine dell’incontro. Ed è proprio l’approccio multidisciplinare delle Breast Unit ad aumentare, come ha sottolineato Luigi Manca, la sopravvivenza delle pazienti.

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