LECCE - Il Consiglio di Stato boccia l’impianto di compostaggio accanto alla discarica perché troppo vicino ai centri abitati e i sindaci dei comuni limitrofi sono pronti alla battaglia se la Regione dovesse ripresentarlo nella mappa in fase di stesura.
La quarta sezione di Palazzo Spada ha respinto il ricorso presentato dal Comune di Cavallino contro la sentenza del Tar di Lecce dell’aprile 2016, quando venne fermato un progetto per il riammodernamento, la ristrutturazione, l’adeguamento e la gestione di un impianto di biostabilizzazione e discarica di servizio e soccorso.
Nel 2015 l’assemblea dei sindaci dell’Ambito territoriale ottimale eliminò un primo progetto e ne approvò uno nuovo del Comune che prevedeva lo scavo di un catino per una volumetria di 430mila metri cubi (quella attuale in esaurimento è di 328mila), la realizzazione di opere idrauliche di supporto (sistema di drenaggio e sollevamento percolati, fossi di guardia, sistema di trattamento acque pluviali e vasca di smaltimento acque pluviali), la realizzazione di opere di captazione del biogas, la realizzazione di viabilità di servizio, un impianto di compostaggio attraverso la costruzione di un’area destinata alle attività di pretrattamento, otto nuovi biotunnel e un capannone dedicato alla maturazione, raffinazione e stoccaggio del compost.
Ad opporsi il limitrofo municipio di San Donato, a cui diedero man forte quelli di San Cesario e Lizzanello.
Al Tar vinse San Donato e Cavallino decise di rivolgersi al Consiglio di Stato che però ora gli ha dato torto, ritenendo violate le prescrizioni in materia di distanze dai centri abitati contenute nel Prgru (il piano regionale di gestione dei rifiuti urbani). L’impianto di compostaggio in progetto dista 400 metri dalla zona commerciale di Cavallino e circa 1000 dal centro abitato di San Donato, la discarica 750 metri dal centro abitato di San Cesario, 1200 da Cavallino e 1500 da San Donato. Il Prgru invece, prevede come fattori escludenti una distanza inferiore a 2000 metri dai centri abitati, inferiore a 300 da case sparse e inferiore a 2500 da luoghi sensibili.
«Le opere di progetto - hanno scritto i giudici - avrebbero dovuto essere realizzate in un’area contigua all’attuale discarica di servizio-soccorso in post gestione, al di fuori del perimetro delle aree dell’impianto in precedenza autorizzate. Il Prgru non impediva la ristrutturazione e l’ammodernamento degli impianti esistenti o la conversione degli stessi in impianti di compostaggio, ma prescriveva solo limiti alla localizzazione per gli interventi di modifica di impianti esistenti che comportassero variazioni catastali e in tale categoria andava ricompreso quello in progetto».
Esultano i sindaci contrari all’impianto.
«È stata una vittoria della politica che si è opposta all’accorpamento di più impianti di rifiuti nello stesso luogo, condivisa con i cittadini – hanno commentato all’unisono i primi cittadini di Lizzanello e San Donato, Fulvio Pedone e Alessandro Quarta – ora la Regione dovrà tenerne contro in sede di organizzazione del ciclo rifiuti». L’attenzione resta dunque alta. «Le nostre comunità hanno già pagato troppo – ha aggiunto il sindaco di San Cesario Fernando Coppola – vedremo che intenzioni ha la Regione su Cavallino e se ci saranno i presupposti siamo pronti a un altro ricorso al Tar».

Soddisfatti i sindaci di San Donato Lizzanello e San Cesario, pronti ad impugnare eventuali «riproposizioni»
Venerdì 12 Ottobre 2018, 10:53