«Fuori i tedeschi da tutti i luoghi con tutti i mezzi!»: su «La Gazzetta del Mezzogiorno» del 18 settembre 1943 si legge l’appello del maresciallo Badoglio rivolto alle forze armate e a tutti gli italiani. Il 3 settembre è stato siglato a Cassibile l’armistizio con gli Alleati anglo-americani ma la notizia, tenuta riservata per cinque giorni, è stata diffusa via radio soltanto la sera dell’8 settembre. Il giorno dopo il maresciallo Badoglio, capo del Governo, e la famiglia reale, fuggiti da Roma, si sono stabiliti a Brindisi, dove si è costituito il Regno del Sud: la capitale è, così, lasciata in balia dell’inevitabile occupazione tedesca.
La Wehrmacht, infatti, fa subito scattare l’Operazione Achse, che prevede la cattura e la deportazione dell’intero esercito italiano. Dagli alti comandi italiani arrivano ordini ambigui e contraddittori: alcuni militari si consegnano senza opporre resistenza, altri scappano, altri ancora decidono di combattere il nuovo nemico. La ritirata tedesca dalla Puglia è iniziata già la sera dell’8 settembre: in tutta la regione l’ex alleato si dà ad azioni violente e a rappresaglie contro la popolazione e contro i soldati sbandati. A Bari, la mattina del 9 settembre, piccoli gruppi di soldati tedeschi cercano di mettere in atto sistematiche azioni di sabotaggio verso importanti strutture militari e civili, sventate solo grazie all’intervento strategico del generale Nicola Bellomo. «Dopo più di tre anni di lotta, l’Italia ha concluso l’armistizio perchè la guerra, impostaci sostanzialmente dai tedeschi, era subìta, ma non sentita, perché essa era stata condotta dai germanici senza tener conto dei nostri interessi»: è questa la versione di Badoglio sulle scelte compiute, apparsa sulla «Gazzetta», l’unico quotidiano che, in quel difficile momento storico, non interrompe mai le pubblicazioni, diventando così fondamentale strumento di informazione.
«Noi non possiamo tollerare che i tedeschi agiscano con il nostro Paese come con un paese di conquista; non possiamo tollerare che essi distruggano e facciano distruggere le nostre città per salvare le loro; non possiamo tollerare che essi deportino in Germania, a lavorare forzatamente i nostri fratelli e le nostre sorelle; [...] non possiamo tollerare, dopo aver versato tanto sangue in una guerra che essi hanno voluta e combattuta esclusivamente per i loro interessi, di essere considerati e trattati come un popolo di schiavi». Oltre all’appello di Badoglio – «Una è la consegna per tutti, uno il comandamento: FUORI I TEDESCHI!» – il 18 settembre compaiono sul giornale altre notizie allarmanti in merito ai nuovi nemici «predoni ed assassini»: «A Cerignola i tedeschi hanno intimato alla popolazione, a mezzo di manifesti, la consegna di bestiame, vestiario ed armi, minacciando rappresaglie. Ad Andria e Corato, la mattina del 16 corrente, reparti tedeschi motorizzati hanno imposto agli abitanti, pena la completa distruzione, la consegna di tutti gli automezzi e hanno portato in ostaggio il Podestà di Corato. Dovunque, nelle località vicine il nemico compie razzie e atti di vandalismo».
Il giorno dopo, il 19 settembre, in prima pagina un’altra drammatica cronaca: «A Barletta i tedeschi hanno spinto la popolazione a raccogliersi presso la stazione della Ferrovia Bari-Barletta. Pretesto formulato dal Comando tedesco: la distribuzione di viveri alla cittadinanza. Invece, che cosa è accaduto? Quando la popolazione si addensava nella piazza in attesa, è stata falciata dalle mitragliatrici tedesche. Si tratta del più grave atto di tradimento, del più vergognoso gesto che abbia compiuto sinora sulla faccia della terra gente armata. Il soldato tedesco ne è disonorato per i secoli, ma la storia delle nefandezze germaniche in Puglia e altrove non finisce qui…». Si tratta, in effetti, dell’ennesima crudele repressione compiuta dai tedeschi a Barletta, che già il 12 settembre – come rappresaglia nei confronti dei militari e dei civili che, sotto la guida del colonnello Grasso, avevano respinto i tentativi di attacco della Wehrmacht – nel cuore della città avevano massacrato dieci vigili urbani e due operai comunali, falciati presso la facciata laterale del Palazzo delle Poste. In molte altre località della Puglia avvengono in quei giorni stragi e terribili violenze nei confronti dei soldati e della popolazione: Spinazzola, in località Murgetta Rossi, Trani, Altamura, Gravina, Bitetto e altre ancora sono teatro dei crimini messi in atto indiscriminatamente dalla Wehrmacht. Quella di Barletta è una delle prime stragi di civili compiute dai nazisti durante l’Occupazione: per questo la città, già dal 1998 medaglia d’oro al merito civile, nel 2003 verrà insignita anche della medaglia d’oro al valor militare.