«Da Bari il grido del Papa»: su «La Gazzetta del Mezzogiorno» dell’8 luglio 2018 campeggia in prima pagina la foto di Bergoglio in preghiera sulla tomba di San Nicola nella Basilica barese. Cinque anni fa il Pontefice è giunto in Puglia per incontrare, davanti a 70.000 persone, 17 tra Patriarchi e rappresentanti di Chiese Ortodosse, un leader luterano e una donna, l’unica, alla guida del Consiglio delle Chiese del Medio Oriente. Superando ogni scisma, papa Francesco prega insieme a loro perché San Nicola curi le ferite dei popoli in guerra. In prima pagina il commento di Michele Partipilo: «È la prima volta che un incontro ecumenico non si conclude con un fumoso documento fatto di dribbling tra gli steccati teologici e politici, ma assume un impegno chiaro. L’incontro ecumenico di Bari passerà alla Storia e trascinerà con sé la città. Ieri è stata rovesciata una prospettiva consolidata nei secoli. Sul sagrato della Basilica Francesco ha detto a nome di tutti “Noi ci impegniamo a camminare pregare e lavorare e imploriamo che l’arte dell’incontro prevalga sullo scontro. Vogliamo dare voce a chi non ha voce a chi può solo inghiottire lacrime”».
Bergoglio chiude la giornata con un messaggio di speranza, anelito di pace: a pochi anni di distanza una nuova guerra, molto vicina a noi, avrebbe sconvolto il mondo.
«La Pinacoteca tappa sulla via dello slancio culturale di Bari» è il titolo del pezzo apparso sulla «Gazzetta» del 9 luglio 1967. Il presidente del Consiglio Aldo Moro, in visita nel capoluogo pugliese, ha presenziato alla consegna delle medaglie d’oro e dei diplomi di fedeltà ai dipendenti dell’Acquedotto pugliese, al ventennale della Federazione provinciale dei commercianti e all’inaugurazione della rinnovata Pinacoteca provinciale: «tre occasioni diverse per sottolineare la fervida attività di lavoro e l’impegno della città di Bari e della regione sulla strada del loro civile progresso». Di rilevanza storica è la riapertura – dopo nove anni di ricerche, di lavoro, di ostacoli burocratici – del museo nato nel 1928: ospitato prima nel palazzo del Governo e poi in quello della Provincia, era stato progressivamente chiuso a partire dal ‘62 per dare avvio ad interventi di ampliamento. La «Gazzetta» segue con attenzione l’evento: «Se il buon Michele Gervasio tornasse in vita e lo accompagnassero al terzo piano della Provincia, si stropiccerebbe gli occhi: dov’è più la sua Pinacoteca? Quella buia, farraginosa quadreria dove solo lui, abituato agli scavi archeologici, poteva aggirarsi con disinvoltura?», scrive Pietro Marino. La copertura delle terrazze e la creazione di nuove sale con un sistema d’illuminazione più razionale è stata già rodata nel 1964 con la grande mostra dell’arte in Puglia dal tardoantico al Rococò, inaugurata dal presidente Segni: solo adesso, tuttavia, Bari si riappropria dell’esposizione permanente della sua Pinacoteca d’arte antica. Con un patrimonio profondamente rinnovato, essa si propone di essere «la sede di raccolta e di documentazione dell’arte in Puglia, con i suoi agganci e rapporti con tutta l’area meridionale, dall’XI al XIX secolo»: merito del prof. Matteo Fantasia, a capo dell’Amministrazione provinciale, e dai due direttori Michele D’Elia e Pina Belli.
«È cambiato tutto», continua Marino, «il tracciato e il volto delle sale, le opere esposte, il criterio museografico. L’esposizione si snoda storicamente senza distinzione fra i generi, scultura e pittura, e si apre, con sensibilità moderna, anche all’arte popolare». La collezione, dunque, parte dall’arte medievale, passando per Giovanni Bellini, il Seicento napoletano, le tele del molfettese Corrado Giaquinto – a cui verrà intitolata nel 2002 l’intero museo – per arrivare fino alle opere di Francesco Netti e di Giuseppe De Nittis. Nei decenni successivi il patrimonio si arricchirà di nuove acquisizioni con cui faranno il loro ingresso tele di artisti di fama nazionale – Fattori, Boldini, Sironi, De Chirico, Carrà – e numerose opere di pugliesi, tra cui Roberto De Robertis e i fratelli Spizzico. «La Pinacoteca che rinasce, affermandosi come strumento di cultura attiva e moderna renderà più agevole l’ulteriore grande impegno che attende Bari», auspica con ottimismo Pietro Marino cinquantasei anni fa.