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Cade Mussolini, governa Badoglio

Cade Mussolini, governa Badoglio

 
Annabella De Robertis

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Annabella De Robertis

Cade Mussolini, governa Badoglio

Fu il primo passo verso l’Armistizio del ‘43

Martedì 26 Luglio 2022, 10:29

È il 26 luglio 1943. In seguito alla caduta di Mussolini dopo vent’anni di regime, «La Gazzetta del Mezzogiorno» non interrompe le pubblicazioni, diversamente da molte altre testate nazionali. «Il Sovrano assume il comando delle Forze armate e affida a Badoglio il governo con pieni poteri», si legge in prima pagina sul quotidiano.

L’esito della seduta del Gran Consiglio del Fascismo, iniziata alle 17 di sabato 24 luglio, è stato diffuso la sera prima alle 22.50 attraverso la radio. «Sua Maestà il Re e Imperatore Vittorio Emanuele III ha accettato le dimissioni dalla carica di Capo del Governo, Primo Ministro Segretario di Stato, presentate da Sua Eccellenza il cavaliere Benito Mussolini e ha nominato Capo del Governo, Primo Ministro Segretario di Stato, Sua Eccellenza il cavaliere Maresciallo d’Italia Pietro Badoglio».

La radio, per vent’anni al servizio del Duce, ha annunciato al Paese la sua caduta; la «Gazzetta» riporta integralmente il comunicato con i proclami del re e del nuovo Capo del Governo, il maresciallo Badoglio. Pietro Pupino Carbonelli, giornalista tarantino diventato direttore della «Gazzetta» alla morte di Raffaele Gorjux nel giugno 1943, firma il suo ultimo editoriale, dal titolo «Viva l’Italia!», ancora in linea con l’ormai caduto regime.

«Mussolini con la sua irrevocabile decisione, che profondamente commuove il nostro cuore di Italiani, ha voluto dire al Paese che, quando sono in giuoco la vita e i supremi interessi della Nazione, non ci possono essere questioni di uomini o di partiti, di pregiudiziali ideologiche, anche se consacrate da lunghi anni di passione e dal sangue di una schiera innumerevoli di martiri e di eroi».

Il popolo, però, la pensa diversamente: in tutto il Paese la gente scende in piazza per celebrare la caduta del Duce, invade le sedi rionali fasciste, distrugge i simboli del regime. Solo a Roma 13 sedi del Partito Nazionale Fascista vengono devastate tra la notte di domenica e il lunedì mattina. Ma «la guerra continua»: è questo che si apprende dai proclami e che spegne gli entusiasmi di una popolazione stremata da tre anni di conflitto. Inizierà, a breve, la trama diplomatica che porterà in 45 giorni all’armistizio con gli Alleati. Intanto, Mussolini è arrestato, Badoglio scioglie il Partito fascista, il Gran Consiglio e il Tribunale Speciale, e decreta lo stato d’assedio, con coprifuoco dal tramonto all’alba, su tutto il territorio nazionale. Neanche durante il regime sono state prese misure così drastiche: per mantenere l’ordine, l’esercito è schierato nelle città in assetto di guerra.

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