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Quel 1922 «d’oro» per il Petruzzelli

 
Annabella De Robertis

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Annabella De Robertis

Quel 1922 «d’oro» per il Petruzzelli

Lunedì 07 Marzo 2022, 10:47

Da cinque giorni si è riaccesa la questione fiumana: il governo guidato dal leader del movimento autonomista Riccardo Zanella è stato violentemente rovesciato con un atto di forza da ex-legionari e fascisti. L’intenzione dei rivoluzionari sembra essere quella di ripercorrere la celebre impresa di D’Annunzio e procedere all’annessione diretta all’Italia della città di Fiume. Tuttavia sulla prima pagina del «Corriere delle Puglie» del 7 marzo 1922 si mette in luce un grosso ostacolo: il governo rivoluzionario ha assunto i pieni poteri a Fiume ma non può essere riconosciuto da Roma, non essendo stato legalmente eletto. Occorrerà, dunque, che il popolo si esprima democraticamente: solo così si potrà instaurare un dialogo istituzionale tra le parti.

Al Teatro Petruzzelli è giunta all’ultimo appuntamento di Carnevale la stagione di opere liriche, dirette dal maestro Edoardo Vitale. Con una programmazione eccezionale, dal «Boris Godunov» all’«Andrea Chénier», il politeama barese si è ormai assestato ad un livello degno dei maggiori teatri del Paese: «Il pubblico nostro ha la religione del teatro, sente per istinto che il teatro è l’indice di civiltà di un popolo e ha bisogno della sua stagione lirica ogni anno», sono le parole del giornalista del «Corriere delle Puglie». Il critico musicale, tuttavia, fa il suo mestiere e non risparmia piccole critiche alla cura, a suo parere non sempre impeccabile, dei costumi di scena. L’ultima dell’«Andrea Chénier» è stata, ad ogni modo, un grande successo: ovazioni e lunghi applausi per il Maestro Vitale, il tenore Bernardo De Muro e il soprano Mary Roggero.

Nel Teatro Apollo del capoluogo salentino si è svolto un convegno dedicato alla discussione sulle nuove imposte sul vino. Importanti sono i nomi dei partecipanti, provenienti dall’intera regione adriatica: l’on. Tamborrino, sindaco di Maglie, il socialista on. Felice Assennato, il prof. De Viti De Marco.

Il celebre economista salentino ha dominato il dibattito, mettendo in luce i gravi danni che una tassazione ulteriore avrebbe sicuramente portato all’economia regionale e non solo. De Viti De Marco, docente di scienza delle finanze a Macerata e Pavia, nel 1931 rifiuterà di giurare fedeltà al regime fascista e, per questo, dovrà rinunciare alla sua cattedra a Roma. Si ritirerà, così, a vita privata ma non smetterà di dedicare i suoi studi alla difesa degli interessi del Mezzogiorno.

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