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Innovazione, il sottosegretario Messina: «Etica e transizione, avanti insieme»

 
Leonardo Petrocelli

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Leonardo Petrocelli

Assuntela Messina

Assuntela Messina

«Non basta affidarsi alla moralità di chi progetta»

Domenica 20 Giugno 2021, 10:00

Assuntela Messina, sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delegpresidenza del Consiglio con delega all’Innovazione e alla Transizione digitale, la pandemia ha evidenziato quanto sia ampio il divario digitale in Italia e, in particolare, tra Nord e Sud. Qual è la fotografia del Paese?

«La crisi sanitaria ha messo a nudo tutte le criticità dal punto di vista digitale, sia sotto il profilo della connessione, che sotto quello dei dispositivi tecnologici, evidenziando i larghissimi divari digitali tra cittadini e tra territori. Ma, come si dice, non tutti i mali vengono per nuocere: l’emergenza ci ha fatto aprire gli occhi sull’importanza di recuperare il gap con il resto d’Europa su ciascuno di questi fronti perché abbiamo imparato a nostre spese che una buona connessione, competenze sufficienti e strumenti adeguati sono fattori senza i quali non è possibile l’esercizio di attività quotidiane e diritti fondamentali».

Quali risorse e quali progetti sta mettendo in campo il Governo per colmare le disuguaglianze?

«La priorità è sicuramente quella di portare ovunque sul territorio nazionale connessioni ultraveloci entro il 2026».

Si userà la leva del Recovery?

«Il Pnrr prevede più di 6 miliardi di euro di investimenti per realizzare reti a banda ultra-larga e sviluppare il 5G e ogni tecnologia utile per arrivare a coprire aree bianche e zone remote. A ciò si aggiungono tutte le misure per digitalizzare le pubbliche amministrazioni, per esempio attraverso l’adozione del Cloud e la digitalizzazione dei servizi pubblici per avvicinare la Pa a cittadini e imprese. La Pubblica Amministrazione sarà un veicolo fondamentale per diffondere la digitalizzazione, creare un domicilio e una cittadinanza digitale ed abbattere le disuguaglianze. Non bisogna dimenticare, poi, le risorse stanziate per le accrescere le competenze digitali di base dei cittadini, anche attraverso il Servizio Civile Digitale».

La tutela di privacy e dati è la preoccupazione che, più di ogni altra, accompagna l’avanzare della rivoluzione digitale: ci sono novità in cantiere?

«La preoccupazione per la privacy e la sicurezza dei dati è quanto mai attuale visto che, secondo alcune stime, quasi il 95% dei server della Pa e non garantisce appropriati standard di sicurezza. Sarà proprio con la transizione digitale che metteremo al sicuro i dati dei cittadini, attraverso la migrazione dei dati detenuti dalla P.A. verso servizi Cloud e la realizzazione del Polo strategico nazionale per quelli classificati come sensibili». La «decisione algoritmica » è già realtà nel funzionamento della Pa. Un passaggio epocale che, però, porta con sé molti interrogativi ma anche indubbi vantaggi in termini di velocità ed economicità.

Come si gestisce un simile processo?

«La semplificazione della Pa passa inevitabilmente per la sburocratizzazione dei procedimenti amministrativi. Le procedure automatizzate nei processi decisionali pubblici, e soprattutto per le operazioni prive di discrezionalità, possono senz’altro aiutarci in questo intento perché consentirebbero alle amministrazioni di alleggerire i procedimenti, raggiungendo comunque i propri obiettivi, risparmiando, peraltro, tempo, mezzi e risorse. Chiaramente questo passaggio implica delle criticità e degli interrogativi cui è lecito prestare attenzione».

Un’attenzione da indirizzare dove?

«È fondamentale assicurare sempre la conoscibilità e la comprensibilità dell’algoritmo utilizzato e, come ribadito di recente dal Consiglio di Stato, garantire che sia imputabile e non discriminatorio. Ad ogni modo, sebbene le procedure automatizzate appaiano totalmente neutrali, è indispensabile ricordare che ogni algoritmo è il frutto di scelte prese a monte da un essere umano, adottate sulla base di una scala di valori e, nel caso delle pubbliche amministrazioni, in conformità con i principi che informano l’azione della P.A. a tutela degli interessi pubblici e dei diritti dei cittadini».

Il domani, però, sembra avere un nome definito: intelligenza artificiale. Negli Stati Uniti è già in uso perfino in materia di diritto penale. Uno scenario di certo lontano da quello italiano del 2021 ma è questo il futuro verso cui si corre?

«L’intelligenza artificiale sta già dimostrando le sue potenzialità e in futuro sarà una risorsa importante anche per il nostro Paese. Ma è fondamentale che si sviluppi un dibattito profondo attorno alle implicazioni etiche del suo utilizzo. La chiave di volta è garantire che l’essere umano sia al centro e sempre in grado di controllare i processi».

Ma il controllo come si esercita?

«Esiste una dimensione politica nella produzione e nell’uso dell’intelligenza artificiale, che non riguarda solo la distribuzione dei suoi vantaggi individuali e astrattamente funzionali. Non basta semplicemente affidarci alla sensibilità morale di chi fa ricerca e progetta dispositivi e algoritmi; occorre invece creare corpi sociali intermedi che assicurino rappresentanza alla sensibilità etica degli utilizzatori e degli educatori. Come afferma Papa Francesco, “l’algor-etica”ha anche “dimensione politica”. Può essere “ponte” per declinare principi nelle tecnologie digitali».

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