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Relazione semestrale Dia, i risultati di Puglia e Basilicata. A Foggia «i clan gestiscono caporalato nei ghetti»

 
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Relazione semestrale Dia, i risultati di Puglia e Basilicata. A Foggia «i clan gestiscono caporalato nei ghetti»

Nel Barese le considerazioni sulla vicenda dell'ex gip: «Deplorevole mercimonio giustizia»

Giovedì 07 Aprile 2022, 11:45

12:07

LA SITUAZIONE A FOGGIA

Lo scioglimento per sospette infiltrazioni mafiose dei Comuni di Monte Sant'Angelo, Mattinata, Cerignola, Manfredonia e Foggia (quest’ultimo gestito dall’agosto 2021 per 18 mesi da una commissione straordinaria) attesta «uno sviamento della macchina amministrativa pubblica in favore degli interessi della criminalità organizzata, che nel territorio dauno si manifesta come 'mafia degli affari' immersa in un pervicace intreccio tra modernità e tradizione». E’ un passaggio della relazione semestrale della Direzione Investigativa Antimafia relativa al primo semestre 2021 che ribadisce la definizione della quarta mafia, quella foggiana, come «primo nemico dello Stato». "La sempre più accentuata configurazione di 'impresa politico-criminale' dei sodalizi - si legge nella relazione - comporta la necessita di acquisire quelle imprescindibili risorse sociali qualificate che provengono dalla realizzazione di legami con l’area grigia attraverso la quale gli attori mafiosi possono esprimere al meglio la loro governance imprenditoriale del territorio. Il reticolo di cointeressenze si intreccia ricorrendo a sistemi corruttivi anche con esponenti delle pubbliche amministrazioni». «Non può passare inosservato - continua - l’atteggiamento intimidatorio verso esponenti delle pubbliche amministrazioni laddove la comunicazione si traduce in forza intimidatrice e corruttiva, favorita peraltro da un contesto ambientale verosimilmente assuefatto e sempre più predisposto a logiche clientelari».

Nel primo semestre 2021 le indagini sulla mafia foggiana hanno evidenziato una «propensione delle organizzazioni criminali nel perseguimento di interessi economici anche nella gestione del mercato del lavoro attraverso condotte di sfruttamento poste in essere da intermediari o caporali in danno di extracomunitari». E’ un passaggio della relazione semestrale della Dia sul caporalato relativa al primo semestre 2021 che ribadisce la definizione della quarta mafia, quella foggiana, come «primo nemico dello Stato».
Il fenomeno del caporalato «risulta direttamente connesso a quello dell’immigrazione clandestina e in modo specifico sul territorio foggiano sarebbe collegato alla gestione dei cosiddetti ghetti di Borgo Mezzanone e Rignano Garganico». Nella relazione la Dia evidenzia poi che «le strategie operative di tutte le mafie pugliesi sembrano sottendere a una duttile propensione affaristica che muovendosi sui fronti socio-economico, finanziario e politico-amministrativo riesce ad estendersi anche in altre province del territorio nazionale». "Il contesto criminale foggiano - spiega la Dia - aveva evidenziato le importanti collaborazioni del clan dei Montanari con la 'ndrangheta e in particolare con soggetti legati alla cosca Pesce-Bellocco di Rosarno» e anche «la sussistenza di rapporti intessuti dai clan foggiani con esponenti delle 'ndrine calabresi del reggino e con soggetti ai vertici della criminalità partenopea nel triangolo Monte Sant'Angelo-Macchia-Manfredonia Mattinata». «Le forti e strumentali cointeressenze economiche acclarate anche rispetto ai sodalizi mafiosi partenopei - prosegue la relazione - attestano come la funzionalità dell’asse Puglia-Campania appaia particolarmente efficace nel settore dello smaltimento dei rifiuti e in quello fraudolento del contrabbando di idrocarburi».

«La criminalità organizzata pugliese, sfruttando i canali di approvvigionamento sia nazionali, sia esteri, sovrintende ai flussi di droga che provengono prevalentemente dal versante Adriatico, transitano per la Regione e sono orientati verso le piazze di spaccio nazionali o estere». E’ un passaggio della relazione della Direzione Investigativa Antimafia relativa al primo semestre 2021. "Restano consolidati - spiega la Dia - i rapporti con le consorterie criminali albanesi che rappresentano un importante fonte di rifornimento di marijuana, eroina, droghe sintetiche di provenienza asiatica e cocaina importata in Albania dai narcos colombiani». Per esempio San Severo, spiega la Dia, «si confermerebbe epicentro delle dinamiche criminali della provincia per il ruolo strategico assunto nel traffico degli stupefacenti con proiezioni anche extraterritoriali grazie ai forti legami con la camorra, la 'ndrangheta e la criminalità albanese». A Carapelle, invece, sempre nel Foggiano, «è stato individuato un sodalizio composto da pregiudicati locali ma anche di nazionalità magrebina, capace di introdurre nel territorio nazionale ingenti quantitativi di hashish provenienti dalla Spagna e di smistarli nell’intera provincia di Foggia e in alcuni territori della Campania e della Lombardia». La Dia evidenzia anche «il ruolo strategico del porto di Brindisi per gli scambi illegali non solo con l’area balcanica ma anche con la Grecia, la Turchia ed il bacino orientale del Mediterraneo per quanto attiene l’introduzione nel territorio italiano sia di sostanze stupefacenti, sia di prodotti di contrabbando contraffatti commercializzate come manifattura made in Italy e destinati al mercato comunitario».

LA SITUAZIONE A BARI

«La lungimiranza nel perseguimento degli obiettivi illeciti della criminalità organizzata pugliese sembra rivolgersi anche all’amministrazione della giustizia estendendo il sistema corruttivo al 'deplorevole mercimonio della funzione giurisdizionale'». E’ un passaggio della relazione semestrale della Direzione Investigativa Antimafia relativa al primo semestre 2021, con riferimento al procedimento che coinvolge l’ex gip del Tribunale di Bari Giuseppe De Benedictis e l’ex avvocato penalista barese Giancarlo Chiariello (entrambi condannati nei giorni scorsi a Lecce alla pena di 9 anni e 8 mesi di reclusione per corruzione in atti giudiziari con l’aggravante mafiosa). L’ex gip «dietro corrispettivo in denaro - ricorda la Dia - avrebbe emesso provvedimenti di scarcerazione in favore di alcuni elementi di spicco delle compagini criminali baresi e foggiane già indagati in importanti operazioni di polizia giudiziaria anche per reati aggravati dal metodo e fine mafioso». Questa vicenda, secondo gli investigatori della Dia, documenta "una metodologia mafiosa che in Puglia riuscirebbe ad incidere nel tessuto sociale attraverso un’artificiosa rete di complicità finalizzata ad agevolare le sue condotto criminose».

LA SITUAZIONE IN BASILICATA

A Matera «la situazione dal punto di vista criminale non è dissimile da quella che si può rilevare in zone ad altissima densità mafiosa del Napoletano, del Casertano o della Calabria": è una frase pronunciata dal Procuratore distrettuale antimafia di Potenza, Francesco Curcio, nell’audizione in Commissione parlamentare antimafia del 9 giugno 2021, riportata nella relazione semestrale della Dia al Parlamento. L’attività dei clan nel Materano è caratterizzata - ha aggiunto Curcio - da «uno stillicidio continuo di atti intimidatori nei confronti di tutti gli operatori economici, piccoli e grandi».
Poco prima, Curcio aveva spiegato che il quadro mafioso in Basilicata va «distinto per aree geografiche, per la regione non è una realtà uniforme dal punto di vista criminale oltre che da quello economico».
La relazione della Direzione investigativa antimafia al Parlamento ai apre con la constatazione che, «accanto alla cosiddetta 'mafia lucana' continuano ad interessarsi agli 'affari' della Regione le organizzazioni malavitose campane, pugliesi e calabresi favorite dalla prossimità geografica, nonché da una conclamata tolleranza da parte delle consorterie criminali locali spesso sostenute nelle propria crescita delinquenziale proprio da tali forme di collaborazione». Naturalmente, il traffico della droga è «l'attività delinquenziale privilegiata» che si svolge in Basilicata: tuttavia, in provincia di Potenza, i clan hanno la "caratteristica» di «mimetizzarsi nel contesto economico, di svolgere attività lecite». In una nota della relazione si fa riferimento anche a «diverse lettere minatorie» ricevute da un magistrato, a Pisticci (Matera): le lettere sono state inviate da un uomo già noto per reati contro il patrimonio, in materia di stupefacenti e per porto di armi e oggetti atti a offendere.
La relazione della Dia - che ha aperto una sezione a Potenza il 7 marzo scorso, alla presenza del Ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese - spiega anche che la criminalità straniera in Basilicata è rappresentata in particolare da clan gambiani e nigeriani dediti al traffico di «significativi quantitativi» di droga.

LA SITUAZIONE A TARANTO

La città di Taranto «evidenzia una realtà economico-sociale in sofferenza causata oltre che dall’emergenza sanitaria Covid anche dalle vicende connesse con l'operatività dell’ex Ilva e dall’inchiesta giudiziaria che ha visto coinvolto fra gli altri un appartenente all’ordine giudiziario per condotte corruttive», l’ex procuratore Carlo Maria Capristo. In questo contesto, evidenzia la Direzione Investigativa Antimafia nella relazione relativa al primo semestre 2021, «si potrebbe inquadrare l’esponenziale incremento della microcriminalità soprattutto per quanto concerne i reati contro il patrimonio e quelli relativi alla detenzione e allo spaccio di sostanze stupefacenti». "A fronte delle problematiche attinenti alle difficoltà di impiego - si legge nella relazione - e stante anche il perdurare della crisi del settore ittico e della mitilicoltura, le opportunità offerte dalla criminalità con i suoi lauti e immediati facili guadagni sembrerebbero costituire una facile attrattiva in particolare per le fasce giovanili tarantine».

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