Sabato 06 Settembre 2025 | 11:15

Don Uva, una nuova inchiesta sui maltrattamenti a Foggia

 
Massimiliano Scagliarini

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Massimiliano Scagliarini

Don Uva, una nuova inchiesta sui maltrattamenti a Foggia

Le accuse a tre responsabili dell’ex Ortofrenico. La Procura: «Non hanno impedito le violenze, le intimidazioni persistono»

Lunedì 19 Giugno 2023, 07:09

BARI - Qualcuno potrebbe aver segnalato ai propri diretti superiori che all’interno della Rsa ex Don Uva di Foggia, dove a gennaio i carabinieri hanno eseguito 30 misure cautelari per maltrattamenti nei confronti di 19 ospiti disabili, le condizioni di lavoro non consentivano di prendersi cura adeguatamente di persone problematiche, donne che necessitano di assistenza e sorveglianza costanti. È per questo che la Procura di Foggia ha aperto una seconda indagine su quanto accade (il tempo presente non è casuale) nella clinica privata gestita dalla Universo Salute. Stavolta l’ipotesi è che le omissioni messe in atto da tre responsabili della struttura abbiano contribuito alle condotte di maltrattamenti aggravati dai futili motivi, dalla crudeltà e dall’abuso di autorità in strutture sanitarie. Condotte che, secondo la Procura, sarebbero tutt’ora in corso.

Nel nuovo fascicolo coordinato dal procuratore aggiunto Silvio Guarriello sono confluiti tutti gli accertamenti effettuati dai carabinieri del Nas da gennaio a oggi, compresi i documenti acquisiti sia nella sede della Asl di Foggia che in quella della Regione. La discovery dell’esistenza dell’indagine-bis è avvenuta con la notifica di un decreto di sequestro nei confronti di tre persone (il medico responsabile, il coordinatore infermieristico e la coordinatrice dell’area sociosanitaria dell’ex Ortofrenico) cui sono stati sequestrati cellulari e computer, alla ricerca di conferme rispetto a quanto emerso dalle indagini e a quanto raccontato da alcuni degli arrestati nel fascicolo principale: ovvero che le condizioni di lavoro nella Rsa, in particolare della carenza di personale, comportavano la necessità di utilizzare metodi non ortodossi (come chiudere le degenti a chiave) e portavano alcuni dipendenti a sfogare la propria frustrazione sui pazienti. «Abbiamo avvertito i nostri superiori», hanno in sostanza detto negli interrogatori di garanzia alcuni degli arrestati. I tre indagati del nuovo fascicolo - questa l’ipotesi, tutta da riscontrare - sarebbero insomma stati a conoscenza della prassi di chiudere le ricoverate nelle stanze, oltre che testimoni della «aggressività» di infermieri, ausiliari e Oss. Ma non sarebbero mai intervenuti. E dunque le pazienti della Rsa, anche quelle che sono scampate ai maltrattamenti, vivrebbero in condizione di soggezione e paura...

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