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Mazzette su appalti del dissesto: pure Bari ha chiuso l’inchiesta

 
Massimiliano Scagliarini

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Massimiliano Scagliarini

Mazzette su appalti del dissesto: pure Bari ha chiuso l’inchiesta

Sannicandro è accusato di corruzione e turbativa ma attende l’esito del ricorso: «Mai preso soldi, errori nelle intercettazioni»dopo gli arresti di novembre

Giovedì 08 Febbraio 2024, 06:00

BARI - Elio Sannicandro avrebbe accettato una tangente da 60mila euro dall’imprenditore lucerino Antonio Di Carlo in cambio di tre appalti contro il dissesto idrogeologico (comunque mai assegnati). Nell’avviso di conclusione delle indagini, notificato ieri a 13 persone, la Procura di Bari insiste nell’impostazione iniziale dell’inchiesta che, a novembre, ha portato in carcere il 62enne imprenditore foggiano e ha comportato l’interdizione dai pubblici uffici anche del direttore generale dell’Asset e commissario per gli interventi contro il dissesto, accusato al pari di tutti gli altri di corruzione e turbativa d’asta. Ma Sannicandro attende l’esito del ricorso al Tribunale della Libertà, dove la difesa ha insistito proprio sulla mancanza dei gravi indizi di colpevolezza relativi alla corruzione chiedendo la revoca della misura cautelare.

L’esito del ricorso, discusso a gennaio, non è ancora noto.

Il provvedimento firmato dai pm Claudio Pinto e Savina Toscani cristallizza ora le accuse (condensate in 13 episodi: gli altri sono stati stralciati per competenza territoriale e mandati a Foggia) e rende dunque ancora meno stringenti le esigenze cautelari. In questo senso tutte le difese valuteranno se presentare istanza di revoca. Antonio Di Carlo (tuttora ai domiciliari) e la figlia Carmelisa (per la quale è stato disposto l’obbligo di dimora a Lucera) secondo la Procura di Bari avrebbero messo su un sistema per remunerare funzionari pubblici e ottenere così appalti di lavori contro il dissesto idrogeologico.

A domiciliari da novembre è sottoposto anche il presunto intermediario nei rapporti con Sannicandro, il dipendente Coni campano Sergio Schiavone, mentre un funzionario tecnico della Regione, Leonardo Panettieri, è stato interdetto insieme agli imprenditori Bruno Maria Gregoretti ed Antonio Ferrara. Panettieri (avvocato Antonio Fatone) ha nel frattempo avuto la revoca dell’interdizione perché il 1° febbraio è andato in pensione. L’accusa ha esteso le contestazioni anche alla Fratelli Di Carlo, che avrebbe beneficiato delle condotte illecite dei due imprenditori aggiudicandosi così quattro appalti tra cui quello più importante è l’intervento su via Donadonisi a Bari da 1,4 milioni: gli altri tre sono nel Foggiano...

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