BARI - Avrebbero svuotato il Gruppo Andidero e le sue società controllate, tra cui anche la Mabar che partecipò alla realizzazione di Punta Perotti: una serie di operazioni fraudolente effettuate dal 2015 al 2022 che avrebbero creato un buco da oltre 5 milioni di euro. E’ questo il cuore dell’ipotesi di bancarotta fraudolenta che la Procura di Bari, con il pm Lanfranco Marazia, contesta ai fratelli Vittorio (58 anni) e Vittoria (50 anni) Andidero, con la madre Grazia Barbone, 82 anni e il commercialista Francesco Ricci, 54 anni di Bari.
Da questa indagine nasce lo stralcio che stamattina ha portato ai sequestri nei confronti di Vittorio Andidero e alla richiesta di arresti domiciliari nei suoi confronti. Gli Andidero, nei cui confronti la Procura di Bari ha chiesto il fallimento nel 2022 a fronte di debiti accertati per non meno di 36 milioni, hanno poi presentato un piano di concordato preventivo accolto dal Tribunale di Bari cui gli stessi pm si sono opposti. Gli imprenditori turistici baresi - contesta l'accusa - avrebbero in particolare omesso il pagamento di imposte e debiti previdenziali per oltre 3 milioni di euro, facendo risultare in bilancio poste attive in realtà inesistenti.
Giacomo Mescia
Nell’indagine della Finanza sono coinvolte anche altre due persone: il consulente Gioacchino Dell’Olio, 64 anni di Bari, fratello del parlamentare M5S Gianmauro e l’avvocato foggiano Giacomo Pietro Paolo Mescia, 57 anni, accusati di concorso in alcune operazioni distrattive. Dell’Olio avrebbe contribuito a far uscire 90mila euro (canoni ricevuti per il fitto di un parcheggio) dai conti della Gruppo Andidero. Il consulente, insieme a Mescia, sarebbe poi l’artefice di un’altra operazione distrattiva in danno della società Mabar (quella dei suoli di Punta Perotti): avrebbero trovato i 255mila euro necessari a evitare l’istanza di fallimento da parte di un creditore, soldi che sarebbero stati messi a disposizione dalla Daunia Work riconducibile a Mescia così da ottenere la desistenza del creditore.