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Perinetti: "Bari in mani sicure, un progetto da grandi ambizioni"

 
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Perinetti: "Bari in mani sicureun progetto da grandi ambizioni"

"Ora bisogna compiere un passo alla volta e sostenere la squadra per superare subito la serie C"

Mercoledì 29 Maggio 2019, 15:20

A lui il doppio salto è riuscito. Giorgio Perinetti è stato in grado con il Venezia di centrare l’impresa che cercherà il Bari nella prossima stagione: ovvero, ripetere il successo in serie C dopo quello ottenuto in D. Un’impresa che il dirigente romano centrò dall’estate del 2015 a quella del 2017 allestendo anche la squadra che poi arrivò a disputare i playoff per la serie A, nel giugno 2018. Lui, nell’autunno precedente, si trasferì al Genoa con cui ha firmato due permanenze di fila in A: l’ultima, sigillata domenica scorsa, proprio all’ultimo respiro. Insomma, «Re Giorgio», come ancora lo chiamano i tifosi del Bari (che non possono dimenticare lo straordinario triennio 2007-10, nel quale il ds fu protagonista della promozione in A e del decimo posto successivo nel massimo campionato) conosce la formula magica per il successo.
«Ho sempre sostenuto che la serie D sia lo scoglio più arduo. In una piazza come Bari era doveroso vincere e tornare immediatamente tra i professionisti, ma sul campo non è mai semplice primeggiare. L’obiettivo è stato raggiunto senza eccessive sofferenze: un risultato che non va assolutamente sottovalutato».
La forbice tra D e C è ampia al punto da imporre un profondo cambiamento per puntare ad un torneo di vertice?
 «Sul piano tecnico la differenza si avverte. Al Venezia scegliemmo una robusta campagna di rafforzamento per cercare il doppio salto. L’abbrivio di un successo va sempre cavalcato. Basti pensare a quanti anni hanno impiegato per vincere proprietà fortissime come quelle di Cremonese e Benevento. In più, gli investimenti effettuati sarebbero ripagati in B. Il Venezia, con ben otto calciatori provenienti dalla C, arrivò in semifinale dei playoff per la A».
Al Venezia scelse la via del cambio in panchina, da Favarin a Filippo Inzaghi. Il Bari, invece, ha puntato sulla conferma di Giovanni Cornacchini: che ne pensa?
 «Innanzitutto Cornacchini ha vinto e merita il massimo rispetto. All’epoca decidemmo di cambiare guida tecnica del Venezia per cominciare un progetto ad ampio raggio con Inzaghi. Ma ogni club ha le sue dinamiche ed il Bari è gestito da dirigenti che sanno fare calcio, quindi avranno scelto per il meglio. Cornacchini, peraltro, ha mostrato equilibrio e serenità nella sua gestione: doti che saranno preziose per reggere la pressione di una piazza così passionale».
 Il rischio è affrontare una super serie C con città di grande tradizione: quali possono essere i pericoli per il Bari?
 «Il Bari ha il dovere di farsi trovare attrezzato a prescindere da quali saranno i suoi avversari. È vero: la concorrenza potrebbe essere di grande prestigio, ma Bari può contare su un pubblico in grado di reggere qualsiasi impatto. Più che altro, sarebbe il caso di avviare la stagione con regole certe e proprietà solide: i continui ribaltamenti a cui assistiamo privano il sistema delle indispensabili certezze sullo svolgimento dei tornei».
Le novità di normativa con l’abolizione dei vincoli di lista e della distinzione tra under e over come cambieranno il mercato?
 «Ci sarà certamente un vantaggio per chi potrà investire. Occorrerà, tuttavia, indovinare il giusto mix tra calciatori emergenti pronti a “mangiarsi” il campo pur di esplodere, ed elementi di qualità da pescare nelle categorie superiori. Partendo dal comune presupposto che chi è a Bari non deve aver paura di nulla e deve dare tutto per la maglia».
Come vede il futuro del Bari?
«La società è finita in mani sicure e le fondamenta del progetto rivelano grandi ambizioni. A Bari si guarda inevitabilmente alla serie A e ad eventuali problematiche regolamentari. Ma adesso occorre soltanto concentrarsi sul presente, senza dimenticare l’abisso vissuto l’estate scorsa. Ora bisogna compiere un passo alla volta e sostenere la squadra per superare subito la serie C».

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