Un pessimo primo tempo, una ripresa giocata soprattutto di pancia. E un risultato che lascia con l’amaro in bocca. Pochi giri di parole, la verità è ci si aspettava una partita diversa. Al di là del pareggio che rimette in corsa la Turris, vincente e quindi di nuovo a nove lunghezze dalla capolista. Una squadra forte e ambiziosa come il Bari non può permettersi una partenza così molle. Una squadra forte e ambiziosa come il Bari non può fallire l’approccio alla gara proprio nel momento in cui c’è da dare la spallata definitiva alla concorrenza. Non si tratta di lana caprina e nemmeno di essere eccessivamente pignoli. Semplicemente, stiamo ai fatti. Il terzo pareggio al «San Nicola» assomiglia a un’incompiuta. E sì, perché quella ripresa giocata con il piede pigiato sull’acceleratore aumenta i rimorsi sottolineando le differenze, soprattutto tecniche. La superiorità, d’altronde, non è un concetto astratto. Va dimostrata, trasportata sul campo, deve essere toccabile con mano. E spesso succede che, quando lo fai solo per mezza partita il risultato, alla fine, ti guarda quasi in cagnesco. Lasciando aperta la galleria delle recriminazioni. Verdetto iniquo? Può essere. Avesse vinto, il Bari non avrebbe certo rubato nulla. Ma con 45’ così pallidi il pareggio non è certo uno schiaffo alla logica, anzi. Dicevamo della partenza alla camomilla. Nonostante Cornacchini scelga di schierare contemporaneamente sia Floriano che Brienza nel tridente alle spalle di Pozzebon. L’Acireale tiene il campo con ordine, senza farsi mai sfiorare dall’idea di andare a cercare il pallone nella trequarti avversaria. Atteggiamento logico, ma mai realmente passivo. Tanto più che di fronte ci si ritrova un Bari incapace di alzare i ritmi, poca corsa e zero idee. Al punto che, col passare dei minuti, i siciliani cominciano a pensare di poter addirittura osare. E il gol di Manfrè, bellissimo, è soprattutto il premio all’atteggiamento degli ospiti. Difesa abbastanza ingessata su un cross che parte da sinistra. E Quagliata decisamente troppo morbido nell’opposizione all’attaccance acese che finta col destro e di sinistro manda il pallone nell’angolino lontano, lì dove Marfella proprio non può arrivare. Un bello schiaffo al quale, però, non segue una reazione degna del Bari. Fino all’intervallo la produzione offensiva è scarsissima: minuto 25’, la rovesciata di Pozzebon è alta di poco. In mezzo al nulla. Tra sbadigli e errori in serie. Cambia tutto, però. Ci siguarda negli occhi, evidentemente, nello spogliatoio barese. Dentro Simeri che, però, al quarto d’ora non riesce (al pari di Brienza) a far gol da pochi passi. È un assedio, l’Acireale respira in modo affannoso, si gioca in una sola metà campo. Cornacchini regala nuovi centimetri all’attacco dopo l’uscita di Pozzebon: tocca a Iadaresta, fuori Bolzoni. Fiuto? Fortuna? Sta di fatto che la mossa si rivela decisiva. Brienza crossa alla sua maniera e Pasqualone di testa centra l’angolino basso (27’). Un bel sospiro di sollievo. Sembra fatta, due minuti dopo, quando Simeri può calciare di sinistro, col piattone, a pochi centimetri dalla linea di porta. Pallone respinto incredibilmente prima dal portiere e poi dal palo. In pieno recupero palo anche per Di Cesare, che sui paloni alti fa spesso la differenza. Poco prima, doppio giallo per Brienza. Finisce così, insomma. Con un punto in saccoccia e il pieno di recriminazioni. La serie C resta a un passo. Occhio, però. Si vince in campo. E i punti non te li regala il blasone.
Bari, si vince solo in campo
Con l'Acireale ci si aspettava una partita decisamente diversa. Non è andata così
Lunedì 25 Febbraio 2019, 11:04