Le sfide attuali in Medio Oriente, la tragedia delle vittime innocenti a Gaza, la sacrosanta necessità di restituire dignità ai bambini nati e cresciuti sotto le bombe. E, su tutto, il dialogo. Quello che da secoli ormai promuovono i francescani in Terra Santa.
Fra Sergio Galdi, campano, è attualmente il Commissario di Terra Santa di Napoli, un ruolo di grande importanza nella Custodia di Terra Santa, che è l’entità francescana incaricata di tutelare e custodire i luoghi santi cristiani in Medio Oriente. Incontriamo Fra Sergio in un contesto particolare, perché ospite della parrocchia della piccola comunità di Terranova di Pollino e del parroco argentino don Pablo Alberto Heis.
Come sono nati i Commissari di Terra Santa e perché sono stati istituiti?
«I francescani sono presenti in Terra Santa dal 1217 e, grazie all’incontro di San Francesco con il sultano Malek El Kamel nel 1219, ottennero il permesso di visitare i luoghi santi. Nel 1333, una donazione dei reali di Napoli permise ai frati di riscattare siti sacri come il Cenacolo e il Santo Sepolcro, un acquisto ratificato nel 1342 da Papa Clemente VI con la nascita ufficiale della Custodia di Terra Santa. Per sostenere la missione in un contesto complesso, furono istituiti commissariati nei regni europei, con il compito di raccogliere risorse. Oltre alla tutela dei luoghi santi, i francescani si dedicano alle comunità locali».
Qual è il contesto attuale del conflitto tra Israele e Palestina?
«Il 7 ottobre scorso, Israele ha vissuto un evento traumatico, percepito come una nuova Shoah, che ha inflitto una profonda ferita alla comunità ebraica. Allo stesso tempo, la comunità internazionale deve considerare le vite innocenti spezzate a Gaza, inclusi oltre 10.000 bambini vittime dei bombardamenti. La sfida attuale è promuovere il dialogo tra le componenti moderate di entrambe le parti, ispirandosi ad esempi storici come il processo di riconciliazione in Sudafrica dopo l’apartheid. Personalità di entrambe le comunità desiderano costruire un futuro di pace, ed è fondamentale dare voce a queste realtà».
Cosa si può fare, soprattutto per i bambini?
«Ad Aleppo, i francescani della Custodia di Terra Santa hanno avviato un progetto chiamato “Un nome, un futuro” (A Name, A Future), che offre sostegno a oltre 1.500 bambini abbandonati, figli dei combattenti dell’ISIS. Questi bambini, lasciati ad Aleppo Est dopo la sconfitta dell’ISIS da parte delle truppe governative di Assad, erano stati completamente trascurati e privati di qualsiasi diritto, incluso quello di essere registrati all’anagrafe.Questo progetto rappresenta un impegno concreto per restituire dignità a una generazione dimenticata.
«Oggi, il contesto è ulteriormente complicato dall’arrivo del gruppo Hayat Tahrir al-Sham, un’organizzazione con radici nella precedente Jabhat al-Nusra, operante in precedenza nel distretto di Idlib. I francescani, presenti da tempo nei villaggi della zona dell’Oronte, si sono trovati a confrontarsi anche con questa nuova realtà, che si presenta al mondo come moderata.
Durerà?
«Noi siamo chiamati a dialogare con loro e, per quanto complesso, riteniamo sia necessario farlo. Tra i 1.500 bambini di cui ci prendiamo cura, molti sono figli di ex combattenti dell’ISIS. Ci siamo impegnati a dare loro un futuro, offrendo istruzione e supporto. Speriamo che questo impegno sia riconosciuto, portando al rispetto non solo per noi francescani e per le comunità cristiane, ma soprattutto per tutte le comunità che vivono nella regione».