di GIOVANNA LAGUARDIA
Quando il viaggio ha il ritmo lento e costante degli zoccoli di un cavallo. C’è un altro tipo di turismo, oltre a quello delle spiagge e dei grandi attrattori, per il quale la Basilicata, tra luci ed ombre, è fortemente vocata. Si tratta del turismo equestre. Alla scoperta delle bellezze naturalistiche e storiche di una regione e delle sue tradizioni enogastronomiche ed agrosilvopastorali dalla sella di un cavallo.
L’intuizione che la Basilicata potesse presentare un territorio particolarmente adatto a questo tipo di turismo di nicchia, ma dai numeri interessanti, non è nuova. E tuttavia il turismo equestre è una realtà che sul territorio lucano sta incontrando più difficoltà a diffondersi e ad evolversi rispetto ad altri ambiti territoriali con caratteristiche analoghe. Ne discutiamo con Salvatore Summa, fondatore di Equiturismo Italia, associazione nata nel 2000 come rete di agriturismi che offrivano anche l’equitazione nel loro pacchetto, e divenuta tre anni fa Equiturismo International in virtù di un accordo con Grecia, Portogallo, Spagna e Marocco.
Il biglietto da visita di Equiturismo Italia consta di varie manifestazioni di successo come il trekking Manfredonia-Maratea, con una decina di edizioni all’attivo attraverso Puglia, Camania e Basilicata, il trekking allo Jonio all’Egeo in Grecia quattro anni fa e lo scorso anno il viaggio a cavallo Potenza-Roma.
Ma quali sono i punti di forza presenti in Basilicata per lo sviluppo del turismo equestre e quali sono i fattori che, al contrario, fanno da freno?. «Il punto di forza - spiega Salvatore Summa - è sicuramente il territorio. Partiamo da una buona base perché la nostra regione è ricca di sentieristica rurale, mai del tutto abbandonata. Per quanto riguarda i punti deboli bisogna fare un lavoro di sensibilizzazione sui cittadini verso questa forma di turismo lento che a volte non viene compresa e addirittura osteggiata, poi il settore dovrebbe essere sostenuto anche finanziariamente dalle istituzioni perché può essere un filone che fa sviluppare il territorio in maniera sostenibile, oltre ad essere una forma di presidio del territorio rurale. Le infrastrutture per il turismo equestre sono carenti. Abbiamo iniziato a sviluppare una rete di agriturismi, ma occorrerebbe finanziare poste per cavalli, abbeveratoi, posti letto in agriturismo ma anche in aziende agricole cime forma di turismo rurale. Ogni agriturismo può dare almeno tre posti di lavoro: la guida l’istruttore di equitazione e il groom, senza contare i vantaggi per la ristorazione, la ricettività e tutto l’indotto».
In Basilicata attualmente una trentina di aziende aderiscono a questo progetto. Che difficoltà sono state riscontrate? «All’inizio c’era una sorta di scetticismo, il mondo del cavallo veniva guardato quasi con sufficienza, ma oggi siamo diventati una realtà in crescita, anche grazie all’attenzione dei media. In molti si sono resi conto che il cavallo può diventare un’opportunità per gli agriturismi, anche se c’è ancora molto da fare. Per esempio bisognerebbe mettere in rete anche la formazione, e poi ci vorrebbero ulteriori investimenti per dotare le aziende di un minimo di infrastrutture dedicate».
Tra i progetti per il futuro di Equiturismo International, la creazione di un vero e proprio borsino del turismo equestre. «Stiamo discutendo l’operazione con l’Apt - conferma Salvatore Summa - e l’obiettivo è di portare una serie di pacchetti pronti all’edizione 2018 della Fiera Cavalli di Verona. Le aree che vedo più pronte in tal senso sono Matera, le cascate di San Fele, Lagopesole, i laghi di Monticchio, Rifreddo e i parchi nazionali della Basilicata».