Sabato 06 Settembre 2025 | 20:07

Tumori femminili, la cura
del buon cibo all'Oncologico

 
Nicola PEPE

Reporter:

Nicola PEPE

Tumori femminili, la curadel buon cibo all'Oncologico

Scommessa sull'educazione alimentare: uno studio condotto dall'Airc con l'istituto tumori di Milano

Mercoledì 28 Giugno 2017, 12:22

Cinquanta grammi di buona volontà mescolati a 100 grammi di cucina salutare: la ricetta, adatta a qualsiasi stagione, assicura poche calorie e un carico notevole di salute e prevenzione. Non hanno dubbi dalle parti dell’Irccs «Giovanni Paolo II» all’interno del quale è stata avviata una sperimentazione unica al mondo, per provare a dare una risposta alle donne con predisposizione genetica al tumore all’ovaio e alla mammella. Una percentuale di casi dei due tumori femminili per eccellenza è correlata a fattori ereditari e familiari, in particolare alla mutazione del gene BRCA.

Origina da queste premesse lo studio finanziato da Airc (Associazione italiana per la ricerca sul cancro), condotto dall’Oncologico barese in collaborazione con l’Istituto tumori di Milano, su un piccolo esercito di donne che negli ultimi due mesi ha modificato le abitudini a tavola. Non tanto privazioni, ma alternative gastronomiche eccelse e più salutari: pasticceria al naturale e alimenti privi di burro e latte. Dopo aver frequentato per settimane le cucine dell’Istituto tecnico alberghiero «Perotti», guidato dalla dirigente Rosangela Colucci, indottrinate sulle buone maniere ai fornelli da uno chef professionista, il professor Antonio De Rosa, le neo cuoche salutiste hanno riproposto a casa le ricette apprese. Il risultato?

Appaiono promettenti, seppur preliminari, gli esiti clinici che nel dettaglio saranno resi noti durante la conferenza stampa in programma domani mattina a partire dalle 11 nella sala convegni dell’Istituto guidato dal direttore generale Antonio Delvino. «Abbiamo invitato le donne portatrici della caratteristica genetica e visitate presso il Centro studi tumori eredo-familiari del nostro Istituto a entrare nel programma di educazione alimentare» spiega il direttore del Centro, Angelo Paradiso. A dare voce alla sperimentazione anche la dottoressa Stefania Tommasi. «Prima di cominciare abbiamo valutato i parametri biologici e genetici delle donne e effettuato misurazioni antropometriche, tra cui la massa muscolare. Al termine del periodo di educazione alimentare le “nostre signore” sono state sottoposte nuovamente a controlli per verificare gli effetti del nuovo stile di vita».

E i risultati sono un viaggio all’insegna della soddisfazione. Del resto è possibile «verificare cosa cambia, tra cui i parametri metabolici e soprattutto l’effetto su IGF-1, una proteina nel sangue che sembra svolgere un ruolo importante nel portare dal “rischio alla malattia”» aggiungono la dottoressa Ines Abbate dell’Istituto barese e la coordinatrice nazionale del progetto Patrizia Pasanisi. (red. cro.)

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Marchio e contenuto di questo sito sono di interesse storico ai sensi del D. Lgs 42/2004 (decreto Soprintendenza archivistica e Bibliografica Puglia 18 settembre 2020)

Editrice del Mezzogiorno srl - Partita IVA n. 08600270725 (Privacy Policy - Cookie Policy - - Dichiarazione di accessibilità)