BARI - Aria sempre più tesa tra il premier Matteo Renzi e il governatore della Regione Puglia, Michele Emiliano.
Nella relazione alla Direzione nazionale del Pd, il segretario-premier ha dedicato un passaggio specifico alla Puglia, in un ragionamento più globale sulla rilevanza locale e non nazionale del voto.
«Ai ballottaggi - sottolinea Renzi - abbiamo perso qualche città. Succede a volte. I candidati si scelgono con le primarie e le alleanze le scelgono i territori: dare una lettura nazionale richiede molta fantasia». E poi la «pizzicata»: «Trovo superficiale raccontarlo con tanta supponenza e sfrontatezza. Non mi pare che il Pd pugliese possa essere considerato in linea con quello nazionale e non mi pare che in questo passaggio elettorale il Pd pugliese abbia avuto risultati dissimili da quello nazionale».
Una dichiarazione indizzata al presidente Emiliano anche per le posizioni assunte dalla Puglia nei mesi precedenti al voto su questioni strategiche: dal referendum sulle trivelle alla posizione contraria alla riforma della «buona scuola». Alle dichiarazioni sul prossimo referendum costituzionale.
Secca la replica di Emiliano: «Non è utile intervenire. Quasi tutte le liste civiche che hanno vinto sono ispirate dalla mia maggioranza o addirittura dalle mie liste civiche. I cinque stelle non hanno avuto una particolare affermazione in Puglia. Non c'è bisogno di rispondere ad una relazione nella quale il segretario ha deciso di andare avanti da solo. Speriamo bene per il Pd e per l'Italia».
E aggiunge: «Va avanti da solo senza pentimenti o ripensamenti. Dice che chi lo vuole fermare lo deve battere nel partito. Credo che abbia ragione. Inutile partecipare a Direzioni ormai sceneggiate persino nei dettagli coi filmati e le frasi fatte. Non è più tempo di discussioni interne. Non servono. Renzi sfida tutti coloro che non sono d'accordo con lui a candidarsi a guidare il Pd. Bisogna prenderne atto». La rottura non potrebbe essere più netta.
Francesco Boccia, nel suo intervento, ha detto che occorre «mettere in sicurezza il Paese varando la Manovra 2016 prima del referendum costituzionale, che potrebbe anche slittare a novembre. Ha aggiunto che «nessuno può dire no al referendum altrimenti vorrebbe dire che finora abbiamo scherzato. Ma non si può entrare al buio a questo appuntamento, lasciando il Paese senza manovra. Io non mi permetterei mai di farlo, anche con solo l’1% di possibilità di perdere, lasciando il Paese senza prospettive».
«Non si può fare il referendum - ha insistito - senza aver messo in sicurezza il Paese». «Se sfidiamo l’opinione pubblica senza mettere in sicurezza il Paese - ha concluso Boccia - gli investimenti internazionali non le vediamo da qui al referendum». «Questo percorso va compiuto molto prima di ottobre; poi se il referendum si svolge a novembre-dicembre non muore nessuno».
[Michele Cozzi]