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Grillo in Puglia
«A Bari una guerra
a colpi di salsiccia»

 
Livio Costarella

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Livio Costarella

Beppe Grillo

Venerdì 13 Maggio 2016, 09:38

di LIVIO COSTARELLA

BARI - «Ma come ho fatto a finire così?». È un Beppe Grillo colmo di autoironia quello che torna al Teatroteam di Bari, pieno, ma non tutto esaurito come una volta. Dopo Taranto è l'altra tappa pugliese del suo «Grillo vs Grillo» (rimandato dopo la scomparsa di Casaleggio), lo show in cui l'anima del leader del Movimento Cinque Stelle, ripresa su grande schermo come un ologramma, si confronta con quella del comico, in crisi di identità, in depressione e desideroso di capire, come al solito, dove stiamo andando.
L'impressione, ascoltandolo, è che Grillo voglia davvero tornare a fare il comico. La verve e l'energia sono sempre quelle e la camicia non è più nera, ma di un azzurrino che lo rende persino elegante. E si ride: il pubblico di Bari lo accoglie e ne interrompe le battute con lunghi applausi. Nella sua voglia di tornare all'antico, probabilmente, è spalleggiato non solo dai suoi elettori, ma anche da coloro che ai tempi d'oro riempivano i palasport di tutta Italia anche per più sere di seguito.
Insomma, il Grillo tornato in scena a Bari è un po' Dottor Jekyll e Mr. Hyde, il comico che lotta contro il suo alter ego politico, in una sorta di schizofrenia linguistica che scatena più di una risata. «Sono un uomo diviso tra due identità, un caso disperato», scherza Beppe, e in fondo sembra crederci davvero.

Anche perché non deve essere facile ripresentarsi a teatro dopo tanti anni, cercando di tornare a fare satira e intrattenimento. E nel frattempo essere diventato il leader di un partito che ha preso il 25% alle elezioni Politiche. E allora non resta che rituffarsi nella consueta scaletta ricchissima di temi, con le nuove tecnologie, la rivoluzione della robotica che cambia e modifica continuamente le nostre abitudini e - immancabile – l'importanza della rete internet. Non parla da leader, insomma, se non quando ricorda con forza di volere un reddito universale per sostenere l'economia. Senza contare la rivendicazione di aver condotto «persone oneste» nelle istituzioni. Con l'autoironia sempre dietro l'angolo: «É una fatica resistere dal dire una battuta anche quando si parla di cose delicate. Alla fine ti trattieni perché per un'uscita comica sui vegetariani, faccio un esempio, potresti perdere due punti di percentuale».

Raccontando la sua storia si torna a parlare di Rai, di quando fu allontanato per volere di Craxi, ma anche dell'«amicizia fraterna» con Fabrizio De Andrè. E di tanti altri «cigni neri» che hanno contraddistinto la sua vita, dal rapporto col padre che faceva il saldatore agli inizi con una chitarra, mentre cantava gli chansonnier francesi. «L'impossibile esiste, bisogna solo crederci!», urla mentre scatta l'applauso più lungo. Fa un brevissimo accenno alla lotta di Decaro contro gli ambulanti («a colpi di salsiccia»), parla di Bari come «una città bellissima, ma avete delle facce incazzate perché viviamo nella paura». Definisce Renzi «un menomato morale, senza emozioni». Mentre uno dei numeri della serata è un video in cui Beppe e Renzo Piano sono insieme dal dentista: se ne cantano di tutti i colori, mentre uno dei due non puó parlare, perchè sotto i ferri del dentista. «Questa è la democrazia! Parla solo uno alla volta!». E adesso, forse, è tornato a parlare lui, nei suoi spettacoli.

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