BARI - I voti truccati in cambio di soldi e le attività dei clan hanno creato danni milionari all’immagine di Bari e della Puglia. Per questo ieri il Comune e la Regione hanno presentato il conto ai 104 imputati del processo Codice interno che hanno scelto di essere giudicati con il rito abbreviato: tra loro anche Giacomo Olivieri, per il quale il governatore Michele Emiliano nell’udienza di ieri ha anche chiesto al gup Giuseppe De Salvatore di disporre il sequestro conservativo del vitalizio da ex consigliere regionale, mentre il sindaco Vito Leccese ha chiesto la restituzione dei gettoni di presenza percepiti dalla moglie Maria Carmen Lorusso che sarebbe stata eletta consigliere con i voti della mafia.
Olivieri, 63 anni, è in carcere dal 24 febbraio del 2024 con le accuse di voto di scambio politico-mafioso ed estorsione. È stato consigliere regionale per 8 anni, dal maggio 2005 al gennaio 2013, e dunque ha maturato un vitalizio pari a 3.500 euro netti al mese. Su questa somma sono già stati attivati tre pignoramenti: uno della Multiservizi di Bari (a seguito della condanna riportata da Olivieri in sede di Corte dei conti), uno dell’Amco (la società di cartolarizzazione del ministero dell’Economia) e uno dell’Agenzia delle Entrate. In totale fanno circa 1.200 euro al mese pignorati a fronte di debiti ingenti: Olivieri deve 89mila euro alla Multiservizi e 2,6 milioni all’Amco, senza contare un atto di intervento presentato dall’Agenzia delle Entrate (su un immobile già pignorato) per oltre 5 milioni di euro. Il suo patrimonio, apparentemente abbastanza vasto, è finito sotto sequestro non solo nei procedimenti penali (c’è anche un procedimento di prevenzione per sproporzione, attivato sempre dalla Dda), ma anche nelle numerose azioni civili intentate a carico di Olivieri dai suoi creditori: l’erario e le banche, oltre che alcuni privati.
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