BARI - Liste attesa, Amati dà la sveglia alla Regione e avverte: «La pazienza è finita. Porto la proposta di legge direttamente in Consiglio. Non c’è più tempo da perdere».
«La riduzione delle liste d’attesa è un problema complesso, con mille questioni, ma è una risposta disumana - dice il consigliere regionale - decidere di non affrontarne nemmeno una di tali questioni. Basta guardare le file di dolore al Cup per sentirsi sollecitati a provarle tutte, magari sbagliando, ma almeno con la tranquillità di averci provato».
Fabiano Amati è promotore e primo firmatario della proposta di legge contenente misure per ridurre le liste d’attesa in sanità. «La proposta di legge - spiega - agisce sul fronte della mancata esecuzione di norme regionali vigenti, sanzionando tale inadempimento con la decadenza dei dg delle Asl, e sul fronte del necessario equilibrio nei tempi, anche questo prescritto da leggi statali, su prestazioni istituzionali e a pagamento. La così detta Alpi ossia attività libero-professionale intramoenia».
«Come mai ci si ritrova con tempi d’attesa così diversi - si chiede Amati - rapidissimi per l’attività a pagamento e biblici per quella istituzionale, se il calcolo del disallinamento si riscontra con comparazioni omogenee? Come mai un’ora di ecografie per la propria azienda produce un minor numero di prestazioni rispetta alla stessa ora in attività libero-professionale? Non possiamo accettare critiche prive di dati numerici, sapendo che tutti i documenti amministrativi sui volumi delle prestazioni in Alpi e istituzionali parlano di clamoroso inadempimento, peraltro confermato da tutti i direttori generali delle Asl».
La conclusione è che se «è vero che i medici italiani sono i peggio pagati d’Europa e che le scuole di specializzazione non formano in numeri utili per colmare la carenza di personale, mi aspetto una presa di posizione del Governo e Parlamento nazionale, innalzando gli stipendi di medici e infermieri e riordinando il sistema universitario. Ma nell’attesa delle auspicabili e nuove leggi statali non si possono chiudere gli occhi sulla sistematica violazione delle norme esistenti, perché sarebbe un espediente psicologico usato per non farsi interpellare dal dolore delle persone».