L’attuale incarico del direttore generale dell’Ager, Gianfranco Grandaliano, scadrà il 1° giugno. Ma il futuro del numero uno dell’Agenzia regionale per i rifiuti è un rebus, per via della richiesta di rinvio a giudizio (per corruzione) su cui il gup di Bari, Francesco Vittorio Rinaldi, si pronuncerà il 9 luglio. Anche perché anche sulla nomina di Grandaliano la Regione ha mancato di adempiere alle norme sulla trasparenza.
Sono infatti due le delibere (1.532 del 27 settembre 2021 e 1.903 del 22 novembre 2021) con cui la giunta regionale ha stabilito la proroga dell’incarico di Grandaliano, affidato una prima volta nel 2018: dopo che è emersa la notizia dell’indagine a carico dell’avvocato barese, la seconda delibera ha limitato a sei mesi (a partire dal primo ottobre 2021) la durata del suo contratto. Ma nè l’uno né l’altro atto sono mai stati pubblicati, come è obbligatorio per legge, né sul sito della Regione né su quello dell’Ager. Non è la prima volta (la Corte dei conti ha appena espresso un giudizio sul punto) che la Regione e la stessa Ager ignorano gli obblighi di trasparenza: le due delibere - fanno sapere dagli uffici regionali - «vanno richieste alla struttura che le ha redatte» nonostante la legge preveda la pubblicazione obbligatoria di tutte le delibere di giunta. E comunque le società pubbliche sono obbligate a mettere a disposizione sui siti gli atti di nomina dei propri vertici.
La giunta regionale dovrà dunque tornare ad occuparsi dei vertici dell’Ager, e la partita non è affatto semplice. L’eventuale rinvio a giudizio per corruzione, in base alla delibera di novembre, è condizione sufficiente per escludere la prosecuzione dell’incarico di Grandaliano. Per questo motivo l’avvocato barese (che tramite i suoi difensori ha depositato una corposa memoria anche in Regione, oltre ad aver volontariamente messo a disposizione dell’anticorruzione gli atti di indagine) potrebbe optare per il giudizio abbreviato: è accusato di essersi fatto pagare la festa dei 50 anni da un imprenditore barese dei rifiuti, imprenditore che avrebbe poi favorito su alcuni affidamenti. Circostanza - quest’ultima - che Grandaliano nega.
La Regione dovrà però decidere anche se costituirsi parte civile nei confronti del manager. Sul punto è in corso una istruttoria del direttore del dipartimento Ambiente, Paolo Garofoli, ma la scelta appare obbligata. E l’eventuale costituzione nel processo sarebbe ostativa per la proroga o la permanenza di Grandaliano nell’incarico