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Covid, l'esperta: «Vaccini e clima gli alleati, ma non fate azzardi, specie in luoghi chiusi»

 
Flavio Campanella

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Flavio Campanella

Covid, l'esperta: «Vaccini e clima gli alleati, ma non fate azzardi, specie in luoghi chiusi

foto Luca Turi

La parola a Maria Chironna: «Ok libertà, ma con prudenza»

Sabato 22 Maggio 2021, 13:45

14:33

Chiamiamole varianti estive: da una parte i nuovi contagiati calano a picco (dopo l’elaborazione di ieri della Gazzetta, arriva la conferma dal report Asl: dal 10 al 16 maggio il tasso di incidenza dei nuovi casi nel Barese è pari a 63,4 ogni 100mila abitanti) e dall’altra l’Rt ospedaliero, che ora è fondamentale per la riclassificazione delle regioni, è sostanzialmente al di sotto della soglia critica. Di questo passo il coprifuoco potrebbe essere eliminato già prima del 21 giugno, restituendo ai cittadini anche la libertà notturna dopo la riapertura totale dei centri commerciali o la riattivazione degli stabilimenti balneari e, col certificato verde, la possibilità di viaggiare oppure di partecipare a eventi. Insomma, secondo quanto affermato da qualcuno, il quadro epidemiologico attuale smentisce le cassandre perché il virus è domato e, con l’aumento delle vaccinazioni, ha le ore contate. Maria Chironna, igienista e responsabile del laboratorio di epidemiologia molecolare e sanità pubblica del Policlinico, è stata tra coloro i quali hanno sostenuto essere un azzardo iniziare a riaprire, allentando le restrizioni, già dal 26 aprile. Ma anche stavolta non si sottrae alle domande.

Professoressa, è stata smentita dai fatti?
«Il momento delle riaperture imponeva una prudenza finalizzata alla tutela della salute pubblica. Anche il premier aveva parlato di “rischio ragionato”. Perché c’era, appunto, un rischio. E i dati sulla pandemia non erano ancora del tutto confortanti per il nostro Paese. Altrove in Europa, nello stesso periodo, c’erano misure restrittive piuttosto importanti. Poi i dati positivi sull’andamento dell’epidemia si sono consolidati e oggi possiamo ragionevolmente essere ottimisti. La differenza l’hanno fatta l’impulso alla campagna di vaccinazione e l’arrivo della bella stagione».

Già lo scorso anno di questi tempi ci fu una regressione dell’epidemia, ma stavolta si partiva da un numero di contagiati ben più alto. Ciò nonostante la curva è in netta decrescita. È stata una sorpresa per lei?
«No, i numeri preoccupavano un po’, al di là della tendenza, ma nessuno poteva scrutare nella palla di vetro. E poteva verificarsi un calo anche in funzione della stagionalità nella circolazione di questo virus. In altri Paesi le riaperture sono state possibili con numeri decisamente più bassi».

Si è detto che senza una copertura vaccinale sostanziale ci sarebbe stato un rischio varianti. Lo ribadisce?
«Poteva esserci questo rischio. Nessuno dovrebbe avere certezze ed essere apodittico con un virus nuovo come questo. E il rischio a lungo termine potrebbe non essere del tutto scongiurato. La cautela aiuta tutti. Nessuno vuol tornare indietro. E le riaperture prudenti sono dettate da queste variabili inaspettate, come le varianti. Elementi di riflessione arrivano per esempio dal Regno Unito dove, a fronte di una situazione sostanzialmente sotto controllo, in alcune aree sembra esserci un aumento di casi da variante indiana. Nulla di allarmante, certo. Ma una scrupolosa attenzione si impone».

A proposito di varianti, ce ne sono di nuove? La simil nigeriana, individuata in provincia di Bari, vi aveva allarmato: è stata circoscritta?
«È stato un riscontro sporadico, che non ha procurato nessuna conseguenza. Fortunatamente. Questo, però sottolinea l’importanza della sorveglianza epidemiologico-molecolare per identificare casi sentinella che devono mettere in moto la macchina del contact tracing».

La stagione estiva verrà affrontata con le precauzioni del caso. A parte il mantenimento della prevenzione basilare (mascherine, distanziamento, lavaggio delle mani), ci sarà l’obbligo di spostarsi in zone a rischio (e all’estero) solo se si è guariti, vaccinati oppure se ci si è sottoposti a un tampone, condizioni essenziali anche per partecipare agli eventi. Basterà?
«Ce lo auguriamo. Ma insisterei sul non abbassare la guardia. Sars-Cov2 non è scomparso e con le vaccinazioni bisognerà proseguire ancora per mesi. L’epidemiologia dell’infezione è cambiata. Ora sono i più giovani ad ammalarsi».

Nel bel mezzo del divertimento, lo scorso anno dopo Ferragosto furono chiuse le discoteche e fu impedito il ballo addirittura all’aperto. Sarebbe il caso di confermare?
«Meglio non fare azzardi, almeno negli ambienti al chiuso. Con tante persone che per ore emettono all’esterno secrezioni respiratorie in quantità enormi, anche per l’incessante movimento, non si può essere sicuri. Consiglierei di ballare all’aperto ancora per questa estate. Si tratta di realismo e buonsenso».

Gli specialisti sono abituati a guardare a lunga scadenza. La scuola è un caso paradigmatico. Non si è riusciti a creare le condizioni per la frequenza in presenza. Per settembre cosa conterà: rafforzare il presidio sanitario negli istituti, potenziare lo screening, organizzare i trasporti? O la soluzione è vaccinare i più giovani?
«Direi che tutte le cose elencate siano fondamentali per la ripresa delle attività didattiche in presenza. È sicuramente la disponibilità di vaccini, anche per i ragazzi e bambini, che potrà fare la differenza. Alcuni interventi strutturali richiedono tempi più lunghi e grandi investimenti. Speriamo nel “Recovery Plan” anche per questi aspetti. Bisogna cominciare a lavorare su tutti i fronti da ora per non farsi trovare impreparati in autunno».

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