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Crisi di Governo, Fitto (FdI): «Giusto dire no alla grande ammucchiata»

 
Leonardo Petrocelli

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Leonardo Petrocelli

Regionali Puglia, Fitto: «Smonterò il sistema di potere di Emiliano»

L’ex ministro: «Sono uscito da FI perché non condivisi il patto del Nazareno»

Giovedì 11 Febbraio 2021, 14:32

Non è mai stato uno da «larghe intese» Raffaele Fitto, co-presidente del gruppo europeo Ecr ed esponente di punta di Fratelli d’Italia. Cinque anni fa il celebre patto del Nazareno, cioè l’accordo fra Renzi e Berlusconi, provocò la rottura con gli azzurri e l’uscita dell’ex ministro salentino da Forza Italia. Oggi il suo sentire è invece perfettamente allineato a quello di Giorgia Meloni, unica fra i leader politici ad aver deciso di rimanere fuori dal governo di Mario Draghi.

Raffaele Fitto, perché quella di Fratelli d’Italia è la scelta giusta secondo lei?
«È una scelta di coerenza, innanzitutto, perché FdI è l’unico partito che si pone il problema del rapporto con i suoi elettori, di tener fede a quanto detto. E poi di serietà perché è incomprensibile come possa nascere un governo con tutti dentro, senza opposizioni, per fare qualcosa che però non è ancora nero su bianco».

Quindi il problema non è Draghi?
«No, il problema non è mai stato Draghi ma una maggioranza con divisioni politiche, culturali e programmatiche molto evidenti. C’è una contraddizione netta e chiara»

Cosa risponde a chi vi dice che avreste dovuto rimanere dentro per «pesare» nella gestione dei 209 miliardi del Recovery?
«Ma star dentro per far cosa? Abbiamo due scelte di fondo: o sedere al governo con partiti, come il Pd, Leu o il M5S, con cui non abbiamo nulla da condividere. Oppure lavorare seriamente sui provvedimenti senza essere parte di un esecutivo. La nostra opposizione sarà costruttiva, ci confronteremo nel merito. E se un provvedimento sarà qualificante lo voteremo».

All’opposizione sarete isolati...
«Mi viene da dire: meno male che ci sarà una opposizione! La scelta di Giorgia Meloni è felice anche per questo. L’idea di un governo con dentro il 100% delle forze politiche e parlamentari non è da democrazia matura. Una opposizione seria e responsabile è necessaria per tutti, anche per l’esecutivo stesso oltre che per il Paese»

Ma avete deciso se, quando Draghi riferirà in Aula e chiederà la fiducia, vi asterrete o voterete contro?
«Di sicuro non voteremo la fiducia e questa è una certezza. Il resto lo valuteremo perché ora tutti parlano del governo dei migliori che risolverà tutti i problemi ma non sappiamo ancora chi saranno i ministri, se tecnici o politici, o tutti e due, né conosciamo il programma. Ho molta invidia per chi ha già tutte le certezze in tasca senza sapere nulla».

Veniamo al centrodestra. Forza Italia e Lega hanno deciso di sostenere Mario Draghi: un errore?
«Non mi metto a sindacare scelte altrui, né desidero far polemica. Ogni singola forza fa le sue valutazioni nella convinzione di preservare l’alleanza di centrodestra a livello regionale e comunale. La nostra posizione è lineare e chiara ed è condivisa da tutto il partito, anche da chi viene da una esperienza cattolica e liberaldemocratica come me».

Cosa teme di più da questo governo? La paralisi dovuta alla presenza di forze troppo diverse o provvedimenti dal vostro punto di vista non condivisibili?
«Di certo una grande ammucchiata è garanzia di contraddizione. Per questo, nella mia storia politica, oggi come cinque anni fa, in occasione del patto del Nazareno, mi sono sempre opposto a queste forme di aggregazione innaturali».

L’unica via per voi resta il voto?
«Serve un governo forte e legittimato, indicato dagli italiani. Si è votato negli Stati Uniti e si voterà in molti Paesi europei. Non si capisce perché il voto sia impraticabile in Italia».

Da Roma a Bruxelles. In Europa si è votato sul Recovery Fund. Vi siete astenuti. Perché?
«Ci siamo astenuti anche in Commissione economica, prima che il provvedimento approdasse in Aula. Il Recovery contiene un aspetto positivo per l’Italia e cioè l’abbondanza di risorse. Ma non dobbiamo dimenticare che solo una parte minoritaria di queste è a fondo perduto e soprattutto che, oltre alle pesanti condizionalità su cui vigileremo, una parte del Recovery sarà finanziata dai cittadini attraverso nuove tasse. Una di queste è stata già varata ed è la Plastic Tax la quale rischia di avere una forte incidenza sul sistema produttivo del nostro Paese».

Chiudiamo infine sulla Puglia dove i riflettori sono tutti per la pandemia. Come giudica la gestione del Governo regionale?
«I dati sono oggettivi. Tra numeri che iniziano a diventare tra i peggiori d’Italia e dati abbastanza imbarazzanti, mi sembra ci siano responsabilità piuttosto gravi. Fratelli d’Italia ha chiesto con una lettera, firmata anche da me, un intervento del Ministero con un provvedimento di commissariamento perché sono sotto gli occhi di tutti i danni che emergono giorno dopo giorno. Ultimo esempio clamoroso è la vicenda incredibile e paradossale dell’ospedale in Fiera sulla quale bisognerà andare fino in fondo».

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