Agenti della Polizia penitenziaria aggrediti all'interno del carcere. È accaduto a Foggia e Trani e simili episodi seguono le violente rivolte registrate tra il 7 e il 10 marzo scorsi in diverse carceri italiane.
A denunciare le aggressioni è Montesano, segretario generale aggiunto dell'Osapp (Organizzazione sindacale autonoma Polizia penitenziaria) che racconta alla Gazzetta: «Nella mattinata del 24 marzo (ma la notizia è trapelata soltanto oggi, ndr) l'ennesimo episodio di violenza si è verificato nel carcere di Foggia questa nel reparto Accoglienza della sezione Reclusione. Un detenuto, ex pugile palestrato 40 enne con reati per droga, oltraggio a pubblico ufficiale, aggressione ed altro, già in precedenza resosi protagonista di altre aggressioni a pubblico ufficiale, ha violentemente colpito al volto, per futili motivi, l’assistente capo coordinatore, che tramortito ha perso i sensi. Trasportato prima nell'infermeria del carcere e poi al pronto soccorso dell’ospedale di Lucera, è stato giudicato guaribile con 20 giorni di prognosi per frattura scomposta del setto nasale».
Ma, come detto, non è l'unico episodio di violenza registrato negli istituti penitenziari pugliesi negli ultimi giorni. Lo scorso 25 marzo, infatti, all'interno della casa circondariale di Trani, al piano terra del reparto denominato «Italia», un detenuto avrebbe sferrato un pugno al volto di un poliziotto penitenziario. L'agente, a causa delle ferite riportate, è stato giudicato guaribile in dieci giorni.
Questi episodi, come detto, seguono le rivolte dei detenuti avvenute tra il 7 e il 10 marzo scorsi in diverse carceri italiane. «Le proteste - continua Montesano dell'Osapp - che hanno interessato diversi istituti della penisola dopo che si era diffusa la notizia misure emergenziali di contenimento del Covid-19 disposte dal decreto legge dell’8 marzo scorso, che ha previsto fra l’altro la sospensione dei colloqui dei detenuti coi parenti, sostituiti con telefonate e videochiamate. Un pretesto per manifestare l'assoluta sofferenza al regime penitenziario con esplosione di inaudita ingiustificata violenza».
«Mai come in questo periodo viviamo un drammatico momento di completo stato di abbandono e la Polizia Penitenziaria si trova sempre più sola e in condizioni disumane a risolvere le criticità che si presentano nel quotidiano con grave penuria di personale senza strumenti e mezzi anche nel far fronte al totale fallimento al rinnovamento del sistema del servizio di prevenzione sanitaria.
Il personale di Polizia Penitenziaria è a forte rischio di contaminazione poiché spesso è chiamato a eseguire attività lavorative anche esterne mediante i provvedimenti di esecuzione dei controlli presso i domicili in esecuzione della pene alternative alla detenzione previste dal governo (arresti domiciliari con braccialetto elettronico) nonché servizi presso gli ospedali per cui il rischio è elevatissimo».
«Da tempo - conclude il segretario generale aggiunto dell'Organizzazione sindacale autonoma della Polizia penitenziaria - l’Osapp continua a denunciare lo stato di malessere cui vivono uomini e donne della Polizia Penitenziaria della regione Puglia nella totale sordità del mondo politico del ministro e di chi ha responsabilità dell’amministrazione penitenziaria».