«È purtroppo noto a tutti, ed è oggetto di dibattito parlamentare, che le aziende sequestrate o confiscate per mafia e gestite da commissari giudiziari, indipendentemente dal valore dei commissari, finiscono quasi sempre tutte in fallimento. In questa vicenda non parliamo di aziende ordinarie ma di aziende atipiche che si occupano di informazione nelle grandi regioni del sud; in particolar modo, la Gazzetta del Mezzogiorno che, con la sua storia centenaria di giornale del sud ha sempre dato voce ai problemi dell’intero Mezzogiorno. Non possiamo tollerare alcun errore o un passaggio di consegne». Così Francesco Boccia, deputato del Pd, interviene sul sequestro finalizzato alla confisca di oltre 150 milioni di beni dell’intero gruppo editoriale che fa capo a Mario Ciancio Sanfilippo.
«Parliamo di informazione - prosegue - di giornalisti e di un pezzo rilevante di storia del pluralismo informativo del mezzogiorno. Non sono ammessi errori gestionali, ritardi, men che meno errori giudiziari. Personalmente, come più volte ribadito in Parlamento, ritengo che vadano riviste le modalità di gestione dei beni confiscati per ragioni connesse ad indagini giudiziarie per mafia: una cosa sono gli immobili o i terreni, un’altra le aziende che coinvolgono la vita di persone e famiglie assolutamente terze e incolpevoli. In questo caso, avrebbe più senso intervenire con trasparenti regole di mercato, attraverso l’amministrazione straordinaria, gestita dal ministero dello Sviluppo Economico, che garantisce anche con norme ad hoc la vita delle imprese. Le aziende affidate a commissari giudiziari per mafia, purtroppo, si trasformano quasi sempre in storie di fallimenti. Dalla Puglia, lo diciamo con nettezza, non consentiremo che vengano danneggiate le testate giornalistiche coinvolte, a partire dalla Gazzetta del Mezzogiorno».