Olinto Bonalumi è colpevole d’essere la mente del maxi-furto da 15 milioni nel caveau delle cassette di sicurezza del Banco di Napoli di piazza Puglia svaligiato a marzo 2012 perché insieme al suo braccio destro Federico De Matteis acquistò un mese prima una centralina elettronica per allarmi del tutto simile a quella dell’istituto di credito, in modo da poterla studiare. E’ colpevole perché nei giorni successivi al furto, il figlio che era in carcere gli chiese notizie sul colpo causando la reazione infastidita del genitore. È colpevole perché dopo aver svuotato le cassette di sicurezza il suo stile di vita cambiò in meglio, come dimostrano contanti rinvenuti, acquisti di orologi Rolex, investimenti in società e in immobili. Ecco perché la Corte d’appello di Bari lo scorso 14 aprile nel processo «Goldfinger» ha confermato la condanna inflitta in primo grado il 4 settembre 2023 dal Tribunale dauno che comminò a Bonalumi 13 anni di reclusione sia per il colpo in banca, sia per il furto progettato nel caveau delle gioiellerie Sarni al centro commerciale Mongolfiera e sventato dalla squadra mobile il 27 agosto 2012...
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